venerdì 4 ottobre 2019

La festa di san Francesco d’Assisi a Barrafranca, tra religiosità e tradizioni.

Fercolo di San Francesco (anno 2019)

Il 4 ottobre (nella tarda notte del 3 ottobre 1226 Francesco muore a Porziuncola; la mattina del 4 il corpo viene traslato da Porziuncola alla chiesa parrocchiale di san Giorgio ad Assisi) si festeggia san Francesco d’Assisi, dichiarato, il 18 giugno 1939, patrono principale d’Italia. 
Anche a Barrafranca (EN) si festeggia san Francesco, grazie alla precedente presenza dei frati francescani. Difatti nella chiesa di San Francesco (chiusa perchè ancora in fase di restauro), è presente una statua del Santo, scolpita da Nicola Mancuso nel 1806 e attualmente custodita nella chiesa Madre. Nonostante il grande ruolo che nella cittadina svolgevano i frati, non sempre è stato loro concesso di portare la statua in processione per la tradizionale “via dei Santi” e la festa si è svolta sempre in tono minore rispetto alle altre feste, com’è costume della loro regola. Fino alla chiusura al culto della chiesa di san Francesco, avvenuta nel 1999, i festeggiamenti prevedevano la messa solenne nella suddetta chiesa, sita in piazza Regina Margherita, al cui termine veniva esposta la statua davanti al sagrato della chiesa, per la benedizione degli animali e, in casi particolari, era portata in processione lungo la piazza circostante. Alla fine si assisteva al caratteristico spettacolo dei “palloni aerostatici”. La benedizione degli animali richiama il grande amore che il Santo aveva verso la “natura tutta” e gli animali in particolare. Basti ricordare l’episodio del lupo. 
Padre Agnello
Per quanto riguarda i palloni aerostatici, questi furono introdotti a Barrafranca da fra Agnello (1884-1977), padre dell’ordine dei frati minori. Molto legato al culto del Santo, padre Agnello cercò di valorizzarne la festa, realizzando quelli che i barresi chiamano “i palluna di san Francì”. Si tratta di enormi palloni realizzati con materiali semplici, poveri come la carta velina di diversi colori e il fil di ferro. Si uniscono varie strisce di carta velina colorata con semplice colla vinilica, a formare un enorme pallone, nella cui base sono legati dei fili di ferro al centro dei quali è messo un po’ di cotone imbevuto di benzina. Appena il cotone è acceso, l’aria che si crea dentro il pallone, lo fa gonfiare e, alzandosi in cielo, vola via. Simboli di gioia e di allegria, il loro volo simboleggia l’elevarsi dell’anima verso il cielo, alla ricerca di Dio. Difatti la festa andava a buon esito quando i palloni riuscivano a volare alti in cielo senza bruciarsi. Con il trasferimento di padre Agnello in un altro convento, la costruzione dei palloni andò scemando, tanto che scomparvero. 
"Palluni di San Francì" (anno 2017)
Dopo alcuni anni, il recupero dei palloni si ebbe grazie al maestro Gaetano Orofino (1924-2005) che insegnò ad alcuni della Proloco locale come realizzarli. Uno di questi fu il signor Malfitano che iniziò a costruire i palloni aerostatici nella sede dell’Associazione “Gruppo Spettacolo Arcobaleno”. Da allora ogni anno l’Associazione Arcobaleno si adopera affinché la tradizione si perpetui. Difatti sono le giovani leve a realizzare i palloni. Negli anni anche gruppi di scolaresche e altre associazioni, come il “Gruppo Nuovamente Tradizione”, si sono cimentati nella costruzione dei palloni. Grazie all'impegno di tutti loro, questa tradizione continua ancora a persistere. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

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