martedì 3 settembre 2024

Storia dell’ex CHIESA DEL PURGATORIO di Barrafranca, con documenti inediti

 

Bozza dell'ex chiesa del Purgatorio

C’era una volta… e adesso non c’è più. Così inizia la nostra storia, la storia dell’antica chiesa di un assolato paese dell’entroterra siciliano chiamato Barrafranca (EN).

La storia che stiamo per raccontare riguarda la chiesa del Purgatorio sotto il titolo di Maria SS della Concezione. Fino agli anni '50 a Barrafranca in piazza Madonna, accanto ai "Putieddi" (strutture tardo-medievale) e vicino alla chiesa Maria SS. della Stella, esisteva una chiesa molto antica che, dagli studi condotti dallo storico dott. Angelo Ligotti e da quelli recenti del prof. Liborio Centonze, si fa risalire al periodo bizantino (durante i lavori di abbattimento furono ritrovati due monete bizantine, una moneta normanna di Guglielmo II e altro). Si tratta della chiesa del Purgatorio, conosciuta come "U Priatoriu".  Secondo il sacerdote Luigi Giunta era un fabbricato del principe Branciforti dato che, in questa chiesa, si conservava un suo stemma. Secondo lo storico Angelo Scarpulla non è da escludere che, originariamente, la chiesa fosse stata costruita sulle rovine di un preesistente tempio. Durante lo sviluppo del Cristianesimo, era normale sostituirsi a ciò che già esisteva, per cui molte chiese cristiane furono costruite sui ruderi di templi pagani. Sempre secondo Scarpulla ciò sarebbe dimostrato dal fatto che la suddetta chiesa, come altre chiese, è rivolta verso "occidente", fatto strano per una chiesa cristiana la cui costruzione veniva orientata verso "oriente" (questo sistema si afferma già a partire dal VII secolo). In tempi antichi, quando Barrafranca era ancora un piccolo borgo dallo strano nome “Convicino”, fu dedicata dalla fine del 1500 in poi a san Lio,  come si evince da diversi Atti notarili di Barrafranca, conservati nell’Archivio di Stato di Caltanissetta.

Nel “Martirologio romano” non esiste nessun San Lio. Il nome Lio trae le sue origini dal greco antico Leôn, che significa "leone" e per questo, in lingua veneta, san Lio è l’appellativo con cui si indica San Leone IX (1002- 1054), il cui culto è molto sentito a Venezia. Questo avvalora la tesi del Ligotti prima e del Centonze dopo, che la chiesa risalga al periodo bizantino (395-1453) e la discesa delle popolazioni del Nord-Italia portò il culto di San Lio (esiste una chiesa intitolata a San Lio a Venezia).

Attuali locali dell'ex chiesa (foto google maps)

Nei registri ecclesiastici di Barrafranca e in particolare nei registri riguardanti gli atti di morte del 1625, “il 20 marzo viene sepolto nella Chiesa Madonna della Concezione un certo Cristofolo di anni 50, morto a casa propria, confessato e viaticato”.  Nei registri di morte a partire dal 1770 si parta di sepolti nella chiesa del Purgatorio. Questo sta ad indicare che nella suddetta chiesa non venivano sepolti solo morti di morte violenta, come da sempre si è creduto.

In due inventari, uno datato 31 luglio 1789 redatto da Sac. Ignazio Grillo e l’altro datato 1808 redatto dal sac. Andrea Vasapolli e conservati nell’Archivio Storico della Diocesi di Catania, la chiesa è appellata del Purgatorio sotto il titolo di Maria SS della Concezione. Difatti vi erano presenti due piccole tele: una delle Anime Santissime del Purgatorio e una di Maria SS della Concezione. Dai barresi era anche chiamata la “Chiesa di l’armi santi”. Per il cattolicesimo le “anime sante” erano le anime del purgatorio, da qui l’associazione di purgatorio con anime sante. In alcuni schizzi realizzati sulla base della memoria storica di chi ha avuto modo di frequentare la chiesa, si evince che la chiesa e il campanile erano annessi a un cotile-giardino, ancora esistente, che dava sulla sagrestia. La struttura del campanile era molto simile a quello della vicina chiesa Maria SS. della Stella, con la differenza che la cupola del campanile della chiesa del Purgatorio aveva una forma piramidale.

Vicolo Purgatorio

La chiesa era separata dalle "Putieddi" dalla via Purgatorio che collegava piazza Madonna al corso Garibaldi. Parte della strada fu chiusa quando fu demolita la chiesa e creati i nuovi locali, lasciando il vicolo Purgatorio, al quale si accede dal corso Garibaldi. Entrando nel suddetto vicolo, in fondo si può ammirare ancora l'antica abside della chiesa, mentre all’interno l’abside su trasforma in una piccola cappella e la navata centrale è diventata l’attuale salone. 
Abside dell'ex chiesa ancora visibile

Come si evince dall’inventario del 1789, La chiesa era ad una sola navata e all’interno vi erano 6 altari: altare Maggiore, altare del SS Crocifisso di Maria; altare del SS Rosario; altare di san Gaetano; altare di San Isidoro e altare di San Eligio. Inoltre, vi era un organo ligneo e il campanile era dotato di 2 campane, una più grande e una più piccola. Molti degli arredi sono stati perduti, mentre alcuni furono portati nella vicina Chiesa Maria SS della Stella, come l’antica tela rappresentante sant'Isidoro Agricola di Pietro d'Asaro, detto il monocolo (era cieco di un occhio) di Racalmuto (1597-1647), mentre fino al 2011 trovava posto anche l’antica tela di San Eligio Vescovo. Sempre nella suddetta chiesa troviamo alcuni altari lignei e l’antica acquasantiera in pietra, installata negli anni ’90, dopo che era rimasta conservata nel cortile dell’oratorio.Una delle campane fu installata nel campanile della cappella Cuore Immacolato di Maria, conosciuta come chiesetta di San Giovanni (sita nell’omonima contrada), l’altra rimase nei sotterranei della chiesa Maria SS della Stella. Quando la cappella del Cuore Immacolato di Maria fu chiusa, la campana fu smontata e conservata, assieme all’altra, nei sotterranei della hiesa. Nel 2021 entrambe le campane sono state montate nel campanile della chiesa Maria SS della Stella.
Cappella dell'abside interno

Era presente un antico simulacro ligneo dell’Immacolata Concezione, di mirabile fattura, che dopo la demolizione della chiesa passò nella chiesa Maria SS. della Stella. Anni dopo l’antico Simulacro fu portato da don Pino Giuliana a Riesi (CL) nella chiesa di S. Salvatore. Tanta era la devozione all’Immacolata, che fino agli anni’50, esisteva la Confraternita dell’Immacolata. Essa si sciolse, come avvenne per tante altre Confraternite barresi, dopo la condanna di papa Pio XII ai comunisti. Negli archivi parrocchiali del 1777 risulta che vi era la “Confraternita delle Anime del Purgatorio”, la quale aveva il costume di fare delle processioni esterne con il SS Sacramento gli ultimi giorni di Carnevale.

Nei tempi antichi fu ufficiata dai Conventuali di san Francesco. Tra questa chiesa e quella dei Minori Riformati sita in Piazza Regina Margherita, sorse una questione su quale delle due dovesse celebrare la festa dell'Immacolata nel giorno dell'8 dicembre. La questione portata davanti al governo fu decisa in favore della chiesa del Purgatorio con ministeriale dell'11 aprile 1836. 

Durante i bombardamenti del 18 luglio 1943 una bomba, caduta tra la via Bellini angolo Corso Garibaldi, colpisce il tetto della chiesa danneggiandolo. Dai racconti orali apprendiamo che, a causa questo increscioso evento, Monsignor Antonino Catarella, vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, decise di chiudere la chiesa. Dopo anni di chiusura e in barba alla sua veneranda età e ai lustri che aveva dato a “Convicino” prima e a “Barrafranca” dopo, si decise di distruggerla. Erano gli anni ’50 e l’idea di creare dei locali utilizzabili dalla vicina chiesa Maria SS della Stella balenò nella mente dell’allora parroco Don Giovanni Faraci. L’anno 1957 decretò la fine della chiesa del Purgatorio. Nacquero gli attuali locati adibiti, dal marzo 1968, ad ospitare l’oratorio “Casa del Fanciullo”, fortemente voluto da Don Giuseppe Zafarana, il quale si prodigò anche ad aprire una scuola materna parrocchiale. Per alcuni anni furono utilizzati come "Centro per gli anziani" e dal 2000 al 2016 ospitarono le suore Clarisse Apostoliche Domenicane. Attualmente ospita il parroco della vicina chiesa Maria SS della Stella.

FONTI: Archivio di Stato di Caltanissetta; Archivio Storico della Diocesi di Catania; Registri ecclesiastici Barrafranca- Diocesi di Piazza Armerina. TESTI: Sac. Luigi Giunta, Brevi cenni storici su Barrafranca, Tipografia Ospizio Provinciale di Beneficenza, Caltanissetta, 1928; Angelo Li gotti, La penetrazione cristiana nella zona di Barrafranca, Piazza, Pietraperzia, Mazzarino, secondo le recenti scoperte, Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo, 1965; Angelo Scarpulla, C’era una volta e c’è ancora Barrafranca, Rimini, 2001; Liborio Centonze, Navigando i fiumi, vol. I, Edizioni NovaGraf, 2013. Gaetano Vicari, Guida alle principali chiese di Barrafranca, seconda edizione, 2019; FONTI ORALI.  (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

martedì 16 luglio 2024

Uomini del passato: Peppino Seggio e l’amore per la musica

 

Nella metà degli anni Cinquanta, Barrafranca (EN) vide protagonista un uomo singolare che, con il suo umorismo leggero e il suo canticchiare scanzonato, lasciò un ricordo indelebile tra quelli che l’hanno conosciuto.


Stiamo parlando di Giuseppe Seggio, meglio conosciuto come Pippinu Siggiu. Secondo di sei figli, Giuseppe nasce il 14 luglio 1896 in una famiglia poverissima. Il padre Pasquale, figlio di Giuseppe e Giuseppina Barbuzza nato a Barrafranca il 28 agosto 1856, sposa il 03 aprile del 1894 Laura Farruggia di Rocco e Felicita Grillo, nata a Barrafranca il 21 aprile 1866.  Dalla loro unione nascono: Giuseppa (1894), Giuseppe (Peppino), Felicita Maria Stella (1898), Rocco (1902), Carmela (1905) e Maristella (1908).

Per sfamare una famiglia così numerosa, Pasquale si adattava a qualsiasi mestiere (negli archivi comunali alla voce “mestiere” troviamo “industrioso”), Laura fa la casalinga. Come tantissime famiglie di allora, non hanno la possibilità di far studiare i figli. Così Giuseppe che, fin da bambino aveva la passione per la musica, dovette rassegnarsi e limitarsi a canticchiava valzer, mazurche e altro con testi e musiche proprie che sapevano di una sola personale tonalità. Si dilettava anche a scrivere poesie e versetti. Per vivere Giuseppe faceva il muratore. Trascorse buona parte della sua vita in una casetta, assieme alla sorella Maria Stella, in via Ciulla incrocio via Paterno Rossi.

Negli anni Quaranta arriva a Barrafranca il maestro leonfortese Paolo Marinacci, amico del dott. Angelo Ligotti, al quale fu chiesto di comporre degli spartiti per la banda cittadina. In questo frangente i dot. Ligotti chiede all’amimico di musicare una marcia funebre che Peppino Seggio canticchiava. Quello starno canticchiare fu trasformato in una marcia funebre dal titolo che "Padre Pietoso". Da subito bbe un gran successo, tanto che ancora oggi viene suonata il pomeriggio del Venerdì Santo davanti al Sagrato della chiesa Madre durante la preparazione del Crocifisso.


Spesso il dott. Angelo Ligotti lo faceva esibire o nel suo studio medico o nel bar della zi Santina Gueli in Piazza Itria. In una delle foto più conosciute si vede Peppino sopra una sedia e, con in mano una bacchetta, dirigere un’orchestra fantasma. Accanto a lui un cagnolino, il suo fedele compagno. Dello stesso autore celebri furono  anche "Il valzer di Monte Navone", "Cirumbelli - polka", "La Mazurca di Caceci" ed altri, ideati dal Marinacci ed attribuiti al Seggio. Celebre e storica la frase che era solito ripetere: "Amara quella porta che ha bisogna del pontillo”.

Muore il 18 luglio 1971. Al suo funerale, la banda musicale del paese gli rese omaggio suonando, gratuitamente, diverse marce funebri, tra cui la sua amata “Padre Pietoso”. 

Riportiamo un ricordo del prof. Carmelo Orofino: “Sbucando dallo stradone, giungeva alla piazzetta del bar Centrale con la sua aria timida e sognante, accentuata dalla lunga sciarpa intorno al collo e dal vecchio cappotto che portava fino ad aprile inoltrato. Camminava mogio mogio, come pestasse le uova, e al suo fianco trotterellava il cane Autore. Non appena sedeva, qualcuno incominciava: «Maestro, ci faccia sentire qualcosa». L’anziano compositore si guardava attorno con gli occhietti spiritati e incominciava, agitando nell’aria la manina ossuta: «Po' po’ po' poropopò...» «Che cos’è, maestro?» «Una marcia funebre, l’ho composta stanotte.» Bisogna dire che il maestro componeva molto: canzoni, marce, opere e tutto con la bocca. Tutti lo incoraggiavano e tutti gli dicevano che il successo non sarebbe tardato. Una sera lo fecero salire su una sedia, gli misero in mano una bacchetta e gli fecero dirigere la musica diffusa da una radio a transistor. Molti canticchiavano le sue canzonette strampalate ed in particolare la Ballata delle pulci.”

FONTI: Archivio di Stato di Enna. Località Barrafranca; Registri ecclesiastici, Chiesa Maria SS. Della Purificazione di Barrafranca- Diocesi di Piazza Armerina. TESTI: Franco Balsamo, Barrafranca. Vita fatti e personaggi del ventesimo secolo, Caltanissetta, 2 edizione, lito-tipografia Bartolozzi Caltanissetta, 1992; “Il maestro compositore di Carmelo Orofino”, articolo pubblicato nel Giornale “Orizzonti” di Piazza Armerina (EN) 1997. FONTI ORALI: intervista Giuseppina e Maria Stella Bartoli, nipoti del compianto Seggio; intervissta a Salvatore Rizzo, Maestro della Banda Musicale Città di Barrafranca; FOTO: Archivio Cateno Marotta. (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA



martedì 4 giugno 2024

STORIE DI UOMINI- Chi era il maresciallo Salvatore Troja, ucciso a Barrafranca (EN) il 13 febbraio 1956


Uno dei doveri della società civile è ricordare gli uomini dal grande spessore morale che, per sfortunate vicende, hanno perso la vita. È in quest’ottica che oggi vogliamo far conoscere il maresciallo Salvatore Troja, ucciso a Barrafranca (EN) il 13 febbraio 1956, attraverso la sua figura di uomo e di ufficiale.

Il 13 gennaio 1908 nasce a Ramacca (CT) Salvatore TROJA, di Tommaso e di Giuseppina Sanfilippo,

Il 30 aprile 1926 si arruola nell’Arma dei Carabinieri.

Il 15 ottobre 1926, dopo il corso, vieni promosso Carabinieri a piedi.

Dal 1926 al 1929 svolge servizio come C.re ausiliario presso la legione di Palermo.

Il 29 settembre 1929 a Scordia (CT) sposa Lucia Scirè, di Rocco, classe 1908.

Il 01 maggio 1929 viene posto in concedo illimitato.

Il 27 settembre 1930 nasce a Scordia la primogenita Giuseppa, deceduta il 5 settembre1931.

Il 28 novembre1933 nasce a Catania la figlia Giuseppa Anna Maria.

Il 07 settembre1937 nasce a Scordia la figlia Fortunata Antonina Angela

Il 06 marzo 1940 nasce a Scordia la figlia Amalia.    

Il 04 giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, viene richiamato alle armi.

Il 31 marzo 1940 viene promosso Vice Brigadiere dei Carabinieri

Il 18 novembre 1941 è mobilitato col 13° Battaglione CC.NN “Bologna”.

Il 01 gennaio 1943 viene catturato dai tedeschi.

Dopo l’armistizio di Cassabile dell’8 settembre 1943 non aderisce alla RSI e unitamente ad altri militari si disperde in Albania.

L’08 settembre 1944 viene fatto prigioniero di guerra in Albania.

Il 14 aprile 1945 riparte da Tirana e giunge a Bari dove viene ricoverato all’Ospedale militare di Valenzano per malaria.

Il 19 aprile 1946 riprende, con il grado di Brigadiere servizio a Messina.

Nel 1947, grazie ad una delicata operazione, il Troja riceve un encomio solenne concesso dal Comando Legione Messina con la seguente motivazione: “Sottoufficiale in sottordine-dando prova di alto senso del dovere, energia e zelo, coadiuvò efficacemente il proprio comandante di compagnia in laboriose indagini che si conclusero con l’arresto di sette persone associate per delinquere e responsabile di rilevanti furti, e con il recupero di gran parte della refurtiva per un valore di circa duemila lire. Nel corso delle indagini richiamato dalla detonazione di una pistola sparato dal collega impegnato in una colluttazione con pericoloso delinquente che stava per essere sopraffatto e disarmato, affronta decisamente il ribelle stordendolo con un colpo di calcio della pistola di ordinanza permettendo in tal modo l’arresto. Floridia- Avola 1947”.

Il 30 giugno 1949 promosso Maresciallo Ordinario.

Il 30 giugno 1951 promosso Maresciallo Capo.

Il 18 settembre 1952 è nominato Comandante della stazione dei carabinieri di Barrafranca (EN) che allora era sita in via Santa Rita, dietro l’attuale palazzo Comunale. Difatti una parte del palazzo comunale (dove attualmente c’è il gabinetto del sindaco) era la stazione del comando dei Carabinieri e i locali attigui, erano le carceri.

Il 13 febbraio 1956 viene ferito gravemente, assieme alla figlia Amelia, in un agguato davanti casa. La ragazza muore sul colpo. Il maresciallo viene trasportato all’Ospedale di Caltanissetta, dove muore il 14 febbraio.

Dopo i funerali le salme vengono trasferite e tumulate al cimitero di Scordia (CT), dove attualmente riposano.

FONTI: documentazione in possesso del maresciallo in pensione Salvatore Sessa, nipote del compianto Troja; ricerche storiche del maresciallo in pensione Vincenzo Pace di Barrafranca (EN; ricerche storiche di Carmelo Gambera incaricato per la memoria del presidio Libera di Scordia; articoli del quotidiano “La Sicilia” anno 1956.  (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA