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Croce di canne e rami di ulivo benedetti la Domenica delle Palme (foto web) |
Tra
i diversi rituali festivi che testimoniano la permanenza della cerimonialità
agraria nelle feste dedicate al SS. Crocifisso, celebrate in Sicilia
diffusamente il 3 o la prima domenica di maggio e, in qualche caso, la seconda
metà di settembre, è la tradizione di piantare nei campi una croce fatta
di canne sulla quale vengono posti dei ramoscelli di ulivo benedetti la
Domenica delle Palme. Maggio è per il contadino siciliano un mese decisivo. Scrive
l’antropologo Giuseppe Pitrè in "Spettacoli e feste popolari siciliane" (1881): «Le spighe secondo la credenza, per
la festa del Signore, sono belle e compiute (cunchiuti)». Da qui il detto: "Si ntra maju ‘un t’attalentu, vinni li voi e
accatta lu frumentu" (Se entro maggio non vieni appagato delle fatiche,
vendi i buoi e compra il frumento). Come osserva il botanico siciliano Francesco Minà Palumbo (1841-1899), «Nel mese di maggio le spighe son piccoline, se soprabbondano le erbe nocive, se dominano i furiosi ed estenuanti venti meridionali, se mancano le piogge, ogni speranza è perduta, l’agricoltore deluso cambia divisamento, e per nutrir la sua famiglia è costretto di vendere i buoi». (Ignazio E. Buttitta, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa). Il grano sta per giungere a maturazione, momento, quindi, cardine per la buona riuscita del raccolto. l folclorista Salvatore Salamone Marino (1847-1916) segnala che, «quando ancora le sementi erano conferite ai contadini dal padrone, dal camperi (campiere – guardia campestre) o dal curatulu (quelli che si prendono cura per parte della campagna del padrone), li simenzi (sementi) devono essere già consegnate un’ora innanzi dì, ossia nel momento che lucifero, la stella precorritrice dell’aurora, splende all’oriente; ed è perciò che questa stella riceve da’ villicci (dai contadini) il nome di stidda di li simenzi (stella delle sementi)». Inoltre afferma che, ai suoi tempi, la pratica di far benedire una parte simbolica delle sementi e la permanenza dell’uso di “segnar con una croce il grano innanzi di cavarne il primo tòmolo, ripetendo intanto le parole consuete: ‘Nomine Patri e di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu! (Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo!), era già desunta.
Sempre
il Pitrè scrive che: «In Nicosia sopra ogni bùrgiu (covone) si pone una croce
di canna; in Alimena al primo o all'ultimo mazzu (mazzo) o timugna di gregni
(catasta o accumulo di grano) si colloca un’immagine della santa protettrice
del comune, Maria Maddalena, (in Gianciana, una figurina di S. Vincenzo
Ferreri; in Casteltermini, dell'Assunta ecc.) perchè protegga la raccolta da'
fulmini, dagl'incendi e da qualunque accidente.» Per proteggere il raccolto, i contadini piantavano nei campi una croce fatta
di canne sulla quale vengono posti dei ramoscelli di ulivo benedetti la
Domenica delle Palme Lo scopo era quello di proteggere le colture dai temporali
e dalla grandine. La Croce diventa così simbolo della Vita, di quell'Axis Mundi di cui parla lo storico della religioni Mircea Eliade. La Croce o Albero della Vita indica quell'asse dell’universo che, per la sua
posizione in verticale, congiunge CIELO TERRA e INFERI: simbolicamente l’asse
permette il passaggio dalla morte, rappresentata dalla base dell’asse, alla
vita, rappresentata dalla sua sommità. Eliade continua affermando che l'Albero-Croce, in quanto riproduzione del tempo e dello spazio, esprime simbolicamente l'essere del cosmo e la sua capacità di rigenerarsi all'infinito. Di conseguenza la Croce realizzata con elementi naturali come le canne diventa elemento riconducibile ai rituali primaverili e ai culti di propiziazione agraria.
Secondo le
testimonianze proposte dal Pitrè, oltre che dal trasporto processionale del
Crocifisso, i giorni di festa sono caratterizzati: dalla distribuzione e dal
lancio di abbondanza della produzione agraria; dall'addobbo del simulacro o
fercolo con alimenti ed elementi vegetali tra cui spighe di grano e fave; e
ancora da processioni di torce, dalla presenza dei ceti, di cavalcate, di
benedizioni dei campi. Tutti questi tratti, per quanto variamente articolati e più o meno inseriti all'interno dei rituali, sono tutt'oggi presenti nelle attuali cerimonie siciliane dedicate al
SS. Crocifisso.
FONTI: Giuseppe Pitrè,
Spettacoli e feste popolari siciliane, 1881; Ignazio
E. Buttitta, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa, 2006; Mircea Eliade, Trattato delle religioni, a cura di Pietro Angelini, Boringhieri, 1976.
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
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