Cattedrale Maria Santissima delle Vittorie Piazza Armerina |
La
funzione di queste tele era nascondere l'altare dall'inizio della
Quaresima o della domenica della Passione fino il mercoledì o
il sabato santo. In Occidente divenne comune, infatti, porre nel
presbiterio un velo o due diversi veli. Secondo quella sensibilità liturgica,
tutto ciò che riguarda la decorazione deve essere rimosso o coperto anche nel
periodo di Quaresima. Secondo alcuni ciò deve avviene la domenica della
Passione (la V di Quaresima come prescritto e operante in tutta la Chiesa),
poiché da quel momento in poi, la divinità fu nascosta e velata in Cristo,
poiché Egli si lasciò prendere e flagellare, come un uomo
che non possedeva il potere della divinità. Le croci sono quindi coperte.
Simbolicamente il potere della divinità è nascosto, per far posto alla
sofferenza che il Figlio dell'uomo dovette subire per la nostra salvezza.
Altri,
invece, lo fanno dalla prima domenica di Quaresima, poiché da quel momento in
avanti la Chiesa inizia a trattare della Passione gloriosa di Cristo Signore.
Secondo
l'usanza di alcuni luoghi, si usavano due veli o tende, una delle quali è posta
attorno al coro, l'altra è appesa tra l'altare e il coro, in modo che le cose
che si trovano nel presbiterio non siano visibili.
Tela Quaresimale della fine del sec. XVIII - Cattedrale di Acireale (CT) |
È
un rito comune in molte parrocchie delle diocesi siciliane, desueto e
recentemente in fase di voluto ripristino.
Non
ci sono studi specifici su questo rito. La maggior parte degli studiosi ritiene
che la velatio, l'esposizione delle tele della Passione, derivi da una
consuetudine tedesca tipica del IX secolo legata alla penitenza
quaresimale. Era in uso in Germania, all’inizio della Quaresima, stendere
davanti all’altare maggiore un velo detto Hungertuch che significa
“panno della fame”, con l’intento di avvertire i fedeli dell’inizio del periodo
di penitenza. L’introduzione in Sicilia di questa pratica devozionale è
riconducibile all'opera dei missionari dell'Ordine teutonico giunti
a Palermo e Messina grazie al volere, all'appoggio e alla
considerazione del Gran Conte Ruggero, avvenuta dopo la
riconquista normanna della Sicilia. Alcuni ritengono che il rito
sia di chiara origine spagnola, come tutte le tradizioni pasquali siciliane.
Questo
rito ancora resiste in molti paesi siciliani.
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)
Rita
Bevilacqua
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