Cartolina d'epoca |
Era
il 10 marzo 1876. Intorno alle 9.00 del mattino in contrada Prito, lungo la via
Moli, si sentirono i colpi di due fucilate e il tonfo di un corpo che cade a
terra. A 60 metri da quel luogo si trovava un giovane di 24 anni, un certo
Francesco Costero, nato a Moncalieri (TO) e arrivato da poco a Barrafranca con
l’incarico d’ispettore di molini o “verificatore di macinato”.
Foto dal web |
Corse verso il
moribondo per aiutarlo il quale, prima di morire, fece il nome del suo
assassino: il cugino Eugenio. Il ragazzo montò a cavallo e si recò in paese a
raccontarlo alla locale stazione dei carabinieri. Sul posto si recarono il
comandante della stazione dei carabinieri per i primi accertamenti. Ai gendarmi
il Costero dichiarò che si trovava a cavallo della propria giumenta nella
strada che conduceva al bivio, nella trazzera Petrandrea, proveniente dai Molini
Moli, quando udì i lamenti del prete Vasapolli. Aggiunse che appena arrivato,
trovò vicino al cadavere un certo La Loggia Giuseppe di 14 anni. Interrogato, La
Loggia dichiara di non aver visto nessuno, tranne due ragazzi che là vicini
pascolavano due mule. Dai primi accertamenti emerse, dalle testimonianze di
Alessandro Carnazzo, di anni 54 e Filippo Branciforti, di anni 36, che prima
degli spari videro fermo sulla strada, vicino al bivio il Costero.
Palazzo Vasapolli |
Dopo
24 ore il Costero fu arrestato come presunto omicida del prete Andrea Vasapolli.
Le motivazioni addotte dai militi di Barrafranca si basavano sulla
testimonianza di Inforno Salvatore di anni 12 secondo il quale, quando il
malcapitato prete Vasapolli passava per il bivio della trazzera Petrandrea, lui
avrebbe visto un uomo che “teneva una giumenta merlina”. Inoltre appena sentite
le fucilate, quell’uomo fuggì di fretta verso il paese. Inizialmente il
processo seguì questa falsa pista. Gli indizi a carico di Eugenio erano tanti,
aggravati dalla sua latitanza. Inoltre le lettere di Roberto Vasapolli
(fratello del prete ucciso) indirizzarono sempre più le indagini verso il vero
omicida.
Che
cosa aveva spinto Eugenio a uccidere il cugino?
La
tradizione popolare vuole che Eugenio corteggiasse una contadinotta del
vicinato, una certa Mariastella. Un giorno la ragazza le rivelò che amava suo
cugino Andrea. Roso dalla gelosia, Eugenio s’intrufolò a casa della ragazza e approfittando
dell’assenza dei genitori, la sedusse. Da qui le gravi divergenze tra i due
cugini. A questi probabili motivi se ne aggiunsero altri, ben più seri: antichi
asti tra le loro famiglie per interessi economici. Ormai era da più di 12 anni
che Andrea aveva una lite con il cugino. Liti risalivano fin dal 1860 già al
periodo dei loro genitori, tra i fratelli Stefano (padre di Andrea) e Pietro
(padre di Eugenio) Vasapolli. Inoltre ad aggravare la situazione intervennero
delle liti per la divisione del palazzo che abitavano, sito nell'omonima strada.
Leopoldo Franchetti “Politica e mafia in Sicilia” 1876 |
La famiglia dei preti Benedetto e Raffaele Vasapolli voleva il palazzo tutto
per sé, mentre don Andrea pretendeva che lo stabile fosse diviso a metà.
Dopo
un lungo processo, il 17 luglio 1887 la Corte di Assise di Caltanissetta
condannò Eugenio Vasapolli a 15 anni di lavori forzati per “Omicidio volontario
costituente assassinio” nei confronti del cugino Andrea e per il reato di
violenza carnale commesso in precedenza e al risarcimento di lire duemila quale
indennizzo alle parti lese.
È
da questo fatto di cronaca vera, raccontato da Leopoldo Franchetti nel suo
“Politica e mafia in Sicilia” del 1876, che lo scrittore Andrea Camilleri ha
tratto l'ispirazione per il suo romanzo “La mossa del cavallo”, pubblicato nel 1999.
Fonti: Salvatore Licata, Il
Brigante Giustiziere, BookSprint Edizioni 2013; Salvatore Vaiana, Una storia
siciliana fra Ottocento e Novecento, Bonfirraro Editore 2000; Leopoldo
Franchetti, Politica e Mafia in Sicilia. Gli inediti del 1876; Bibliopolis
1995; Benito Sarda, I fratelli Vasapolli, Edizioni Terzo Millennio, 2 edizione
2001 (Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
Io soy nato en la via Vasapolli #98 mia mamma era Rosa Petitto y mi nonno era Salvador Petitto
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