Statuetta lignea del fonte battesimale- chiesa Maria SS della Stella |
San Giovanni Battista è considerato dalla Chiesa "il più grande fra i profeti, perché additò l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo". E' considerato l'ultimo profeta del Vecchio Testamento e il primo discepolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita.
San Giovanni è l'unico santo, assieme alla Madonna e a Gesù, del quale si celebra la nascita terrena (in genere viene celebrata la morte terrena, intesa come nascita celeste). La data viene calcolata in base a quella ipotetica di Gesù: se questi nacque il 25 dicembre, quella di Giovanni doveva essere celebrata sei mesi prima, come era stato annunziato dall'angelo Gabriele a Maria.
Il nome Giovanni deriva dall'ebraico "Jòhànàn" che significa "Dono di Dio".
La festa di san Giovanni coincide con il "solstizio d'estate" un rito di passaggio che porta la terra dal predominio lunare (tipico della stagione invernale) a quello solare, nella notte più breve dell'anno.
In Sicilia san Giovanni è patrono dei compari e delle comari.
A Barrafranca (EN) il Santo veniva festeggiato attraverso pratiche popolari, che si riscontrano anche in altri paesi della Sicilia.
Lavuriddu |
Fino a qualche decennio fa c'era l'usanza di fare una particolare forma di questua: la mattina del 24 i ragazzini con un piatto di "lavuriddu" (chicchi di grano fatti germogliare al buio, i cui filamenti venivano legati con nastrini colorati), andavano di porta in porta da parenti e amici per farsi tagliare in testa un ciuffo di "lavuriddu" in senso ben augurale. Dopo il ragazzino otteneva in dono pochi spiccioli o un santino. Alcune ragazze, invece, tagliavano alcuni germogli, li intrecciavano, li legavano con nastrini colorati e li regalavano all'amica del cuore, che doveva conservarli, diventando così comari per tutta la vita.
Il rituale ha un'origine pagana, dato l'utilizzo del "lavuriddu", che altro non è che "il giardino di Adone", divinità greca del risveglio della natura, simboleggiato dal chicco di grano che, lasciato maturare al buio, rinasce a nuova vita, germogliando in nuovi filamenti. Nell'antica Grecia la donne lo preparavano in onore del giovane dio, i cui festeggiamenti avvenivano sia il primo giorno di primavera che a inizio estate. Da qui l'utilizzo di questa pratica pagana associata a san Giovanni, posto a guardia del "solstizio estivo", ossia del passaggio dalle tenebre alla luce.
Altra tradizione era "u cumbari e sangiuvanni", ossia la pratica del comparatico che si stringe fra due persone che diventano compari.
Il rito aveva una particolare formula:
"E cumpari a sangiuvanni
sa cc'avimmu nni spartimmu
e s'avimmu 'na favuzza
nn'a spartimmu menza l'unu.
Cumpà, cchi vuliti: risu o ossa?
Ossa!
E nni jammu nni la fossa!
Cumpà, cchi vuliti: risu o ossa?
Risu!
E nni jammu 'n Paradisu!
Cumpari simmu e cumpa riristammu… sputa
‘nterra!
Da quel momento si diventava compari per tutta la vita.
Altro modo per diventare comari, soprattutto tra le donne, era il
rito del capello. Le future comari si strappavano un capello e li
intrecciavano insieme facendoli confondere, poi li buttavano via dicendo
"Pilu piliddu vattinni o mari
mi saluti a ma cummari
mi saluti a cchiù
bedda
cu la cruna e la zagaredda".
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
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