Posizione della chiave durante il rito |
La
devozione popolare contadina ha sempre cercato aiuto e consiglio presso i
Santi, mediante arcani “rituali” atti a proteggere o prevedere il futuro della
propria famiglia.
Nel
giorno in cui la Chiesa festeggia i santi Pietro e Paolo, il 29 giugno, si
svolgeva un antichissimo rituale diffuso in molte zone d'Italia, ma in
particolare al Sud, conosciuto come il “rito della chiave”. Si eseguiva questo rito per sapere se una tal cosa sarebbe realmente accaduta in futuro. Due persone, poste una di fronte all'altra, tenevano sospesa, appoggiata solamente sui polpastrelli dei rispettivi
indici della mano destra, una chiave mascolina, ossia una vecchia chiave di
ferro priva di foro nella parte finale. Appena la chiave era sistemata,
iniziavano a recitare per tre volte una breve formula ponendo alla fine la richiesta desiderata.
Riportiamo
una delle tante versioni:
“San Pitru si, san
Paulu no.
San Pitru no, san Paulu
si
M'ha cunciditi sta
razia sì, o no?”
e mentalmente si pronunciava la richiesta. Il
rito terminava con la recita di un Pater nostro e un’Ave Maria.
Se
la chiave iniziava a muoversi, girando tra le dita, la risposta era
"sì". Se rimaneva ferma significava "no". Il simbolismo è
chiaro: quando al chiave si muove vuol dire che apre, che da l’accesso a
qualcosa, in questo caso alla grazia richiesta. Se sta ferma, invece, non
produce cambiamento.
Secondo alcune ricerche da me condotte questo rito si svolgeva anche a Barrafranca, non solo
per la festa di san Pietro e Paolo, anche per la festa di san Giovanni
Battista, il 24 giugno, invocando al posto di san Paolo, San Giovanni (la cui figura è spesso legata alla magia popolare). Chi non
era capace, poteva recarsi da una “guaritrice di campagna” o veggente la quale
avrebbe svolto lei stessa il rito.
Perchè proprio la chiave? Essa è il simbolo della
speciale missione apostolica di Pietro e del potere conferitogli direttamente
da Gesù. Il simbolismo della chiave è legato anche al mistero. Quindi
nell'immaginario popolare le vecchie chiavi di ferro che chiudevano le toppe delle
case, assunsero un valore magico, profetico, di aiuto al raggiungimento del
benessere famigliare. In alcuni casi, le chiavi ebbero un valore apotropaico e
venivano appese nelle case e nelle stalle come deterrente all'influsso di
spiriti maligni. (La
foto è solo indicativa, in quanto la chiave non è mascolina.)
Fonti: pagina facebook "Preghiere e scongiuri popolari siciliani"; fonti orali degli anziani del mio paese) (Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
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