sabato 18 novembre 2017

Il 18 novembre 1910 nasceva lo storico barrese dott. Angelo Ligotti

Angelo Ligotti
La storia di Barrafranca (EN) è costellata da tanti stimati professionisti che, con le loro ricerche, hanno dato lustro e visibilità al paese natio. Oggi parleremo dello storico barrese dott. Angelo Ligotti, ricordandone  la figura di medico, archeologo e studioso.  
Angelo Ligotti nacque a Barrafranca il 18 novembre 1910 da Onofrio e da Giuseppina Piazza. Ultimo di sei figli (Giuseppina, Maria, Benedetto, Rosa e Rosalia), dopo il diploma in Lettere classiche, frequentò la facoltà di  Medicina presso l’Università di Catania. Il 1° novembre 1937 conseguì  la laurea in Medicina e Chirurgia.
Nel 1938 conseguì l’abilitazione presso l’Università di Padova e, nel 1939, si specializzò in Malariologia e in Igiene pubblica. Lo stesso anno fu chiamato a dirigere il Laboratorio Provinciale d’Igiene e Profilassi, reparto micrografico, di Pola (Istria). Nel 1940 fu richiamato alle armi, come tenente medico, presso il 74° Fanteria di Pola. Promosso capitano, nel 1942, venne assegnato alla direzione del laboratorio batteriologico dell’isola di Arbe (Dalmazia).
Nel 1948 si sposò con Anna Trubia, da cui ha avuto un solo figlio, Onofrio.
Nel corso della seconda guerra mondiale, partecipò a diverse azioni belliche con il 2° battaglione del 74° Fanteria, con la 57° sezione di sanità e con il 63° ospedale da campo. Terminata la guerra, conseguì l’idoneità a medico provinciale e, vinto il concorso a medico provinciale di ruolo, esercitò le sue funzioni a Bologna, a Ragusa e alla direzione generale di sanità di Roma. Dopo alcuni anni decise di abbandonare la carriera per fare l’ufficiale sanitario e il medico condotto a Barrafranca. In questo periodo approfondisce i propri studi in campo sanitario e batteriologico, tanto che le sue ricerche furono oggetto di pubblicazione. Ricordiamo: La malattia di Aujeszky (o pseudorabbia, malattia virale del suino causata da un Varicellovirus); Sulla filtrabilità del bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis, bacillo responsabile, nell’uomo, della tubercolosi); Sulla dissociazione batterica del bacillo di Eberth nei portatori (affetti cioè da febbre tifoidea provocata dal batterio della Salmonella); O jednom slucaju limfosarkoma rektuma (linfosarcoma rettale); Un caso di malattia di AujeszkiContributo sullo studio del tifo petecchiale (trasmesso dai pidocchi, ne è responsabile la Rickettsia prowazekii).
La grande passione per la storia e l’archeologia, nata agli inizi dei suoi studi classici e abbandonata per intraprendere gli studi di Medicina, lo portarono a riprenderne gli studi. Le sue intuizioni diedero un notevole contributo alla storia di Barrafranca e del suo territorio. Numerose le pubblicazioni a tal riguardo. Topografia antica del “Casale” presso Piazza Armerina; Note sulla Chiesa di S. Niccolò “in territorio Commecini;  Note su Philosophiana e Calloniana alla luce di nuovi rinvenimenti archeologici dove descrive  i praedia di Philosophiana e Calloniana; Barrafranca (Enna) - Rinvenimenti archeologici nel territorio; Su Grassuliato e su altri abitati dell’interno, e sul significato del nome “Bonifatius”, rinvenuto al “Casale”; Note sul Risorgimento Siciliano con appendice di documenti inediti su uno sbarco Garibaldino (1854-1857); Discussioni di storiografia siciliana medioevale; Sul presunto toponimo aragonese di Grassuliato; La penetrazione cristiana nella zona di Barrafranca, Piazza, Pietraperzia e Mazzarino secondo le recenti scoperte. L’opera sua più importante fu Notizie su Convicino (L’Hibla Galatina sicula, la Calloniana romana), detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti e la successiva Identificazione definitiva di Calloniana .  Collaborò con Paolo Orsi in moltissime ricerche della Sicilia orientale. Fu impegnato con Biagio Pace in una serie di indagini archeologiche in centri romani dell’Isola.
Il ministero della Pubblica Istruzione, direzione generale delle accademie e biblioteche, con decreto ministeriale del 21 marzo 1960, lo nominò  Ispettore bibliografico onorario per le biblioteche dei Comuni di Barrafranca, Mazzarino, Gela e Butera, per il triennio 1960/63. Fu corrispondente di autorevoli riviste scientifiche, storiche, archeologiche e paleografiche, tra cui le riviste “Archivi” e “L’Alfiere”, fu corrispondente dell’Accademia dei Lincei, delle Società di Storia Patria e dei rispettivi Archivi storici.
Si spense  a Barrafranca il 17 dicembre del 1984
 Palazzo Ligotti
Per il valore dei suoi studi storici e archeologici gli furono conferite numerose onorificenze, tra cui: Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giorgio di Antiochia; Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Accademico della biblioteca partenopea di Lettere, scienze ed arti; Socio delle Società di Storia Patria di Palermo, Catania, Siracusa, Messina e Napoli.
A perenne memoria gli è stata intitolata la stradina che fa ad angolo con il Corso Garibaldi, dove il . Ligotti aveva lo studio medico, facente parte di un'enorme palazzina sita proprio nel Corso.I noltre nel centenario della sua nascita, l’amministrazione Comunale dell’allora sindaco Angelo Ferrigno pose una lapide nella sua abitazione, sita nel Corso Garibaldi.
(Fonti: Salvatore Ciulla, “Barrafranca anni Trenta”; Salvatore Licata, “Barresi in primo piano”.) 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

domenica 8 ottobre 2017

L’8 ottobre 1881 nasceva lo storico barrese don Luigi Giunta

Don Luigi Giunta
Nell'anniversario della sua nascita, vogliamo ricordare una delle figure più prestigiose della storia di Barrafranca (EN), amato e stimato dal suo popolo sia come uomo, sia come sacerdote, sia come storico. Stiamo parlando dello storico barrese don Luigi Giunta. Egli condusse tutta la sua vita con rigore e umiltà, al servizio della comunità e della chiesa.
Luigi Giunta nacque a Barrafranca l’8 ottobre 1881 da Vincenzo e da Antonina Di Dio, abitanti in via Guerreri.  Dopo avere studiato presso il Seminario Vescovile di Piazza Armerina, fu ordinato sacerdote da monsignor Mario Sturzo, vescovo della Diocesi, il 21 novembre 1903, a Mazzarino.
Nel 1906 fu vicario cooperatore della chiesa  Maria SS. della Purificazione di Barrafranca.
Dal 3 aprile 1931 fu rettore della chiesa di San Giuseppe di Barrafranca
Dall’8 febbraio 1933 fu vicario economo della chiesa  Maria SS. della Purificazione
Dal 22 gennaio 1934, parroco della chiesa Maria SS. della Purificazione(allora unica parrocchia), successivamente elevata a chiesa Madre. 1918, durante l'epidemia della "spagnola"  e nel 1929, durante l’epidemia "meningite cerebro-spinale", si prodigò per aiutare moralmente e spiritualmente le migliaia di cittadini colpiti dal morbo, non curante del possibile contagio.
Interno chiesa Madre inizi del '900
Durante i bombardamenti del luglio 1943, anche la chiesa Madre fu colpita mentre don Luigi celebrava messa. Incurante dei crolli, si buttò tra le macerie per salvare la gente che era rimasta disperatamente intrappolata. Subito dopo si impegnò nella ricostruzione della chiesa sensibilizzare con l’esempio e le parole la cittadinanza, che concorse generosamente per la ricostruzione della loro chiesa Madre. Incurante della morte, amministrò l’estrema unzione alle vittime che i bombardamenti avevano provocato. Per tutti aveva una parola di conforto e di incoraggiamento. Uno dei suoi tanti atti di coraggio fu  nell'affrontare gli Americani e chiedendo loro di lasciare liberi due soldati tedeschi che erano stati fatti prigionieri e che erano tenuti legati a testa in giù. Gli Americani non accolsero la sua preghiera, ma per l’intraprendenza dimostrata, gli fu attribuita la Croce di Commendatore dell’Ordine Militare d’Aragona.
Tanto era stimato e ben voluto da tutti che don Luigi custodiva nella sua abitazione in via Guerreri  l’oro del SS. Crocifisso e mai risultarono ammanchi. Fu anche uomo di vastissima cultura: scrisse poesie in latino e in italiano; racconti; un romanzo; una satira e due bellissime tragedie liriche: Il Conte Ugolino della Gherardesca, in tre atti, e Sant’Agnese, in quattro atti; tutti andati irrimediabilmente perduti. L’opera principale, grazie a cui è passato alla storia, è costituita da "Brevi cenni storici su Barrafranca" pubblicata nel 1928. Egli riuscì a ricostruire la storia delle origini e dei successivi sviluppi del proprio paese natio. Collaborò alla rivista "La Siciliana" di Siracusa, dove pubblicò diversi articoli sulla storia di Convicino.
Lapide commemorativa in via Guerreri
Si spense  a Barrafranca il 27 novembre 1966.
A perenne memoria gli è stata intitolata una delle strade che si intersecano con il vilae Gen. Cannada,  di fronte alla caserma dei Carabinieri e, in occasione del ventennale della sua morte, il 7 novembre 1986 l’Amministrazione Comunale dell’allora sindaco prof. Giovanni Nicolosi, pose una lapide nella sua abitazione sita in via Guerreri.
Fonti: Don Lino Giuliana, La Chiesa di Piazza Armerina nel Novecento; Salvatore Licata, Barresi in primo piano (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

martedì 12 settembre 2017

12 settembre 1986 delibera intitolazione Viale Catena al Gen. LUIGI CALCEDONIO CANNADA

Gen. Luigi Calcedonio Cannada
Uno dei doveri della Società è tramandare alle nuove generazioni la storia e i personaggi che l’hanno caratterizzata.  Per questo motivo, le amministrazioni comunali intitolano strade, scuole o una piazza a uomini illustri che hanno dato lustro al proprio paese nativo. Oggi vogliamo ricordare l’intitolazione del viale Catena di Barrafranca (EN) al Generale Luigi Calcedonio Cannada. Si tratta di una delle arterie principali del paese, molto frequentata, ma pochi conoscono la storia della sua intitolazione. Per i meriti e il valore dimostrato durante la sua lunga carriera militare, alcune Amministrazioni del passato avevano tentato di intitolare al valoroso cittadino il tratto che va dalla fine del Corso Garibaldi al Bivio Catena. Con l’amministrazione del sindaco prof. Giovanni Nicolosi si arriva alla definitiva intitolazione.
Difatti il 12 settembre 1986 il Consiglio Comunale delibera l’intitolazione del Viale Catena al valoroso Generale Cannada per il suo coraggio, la sua onestà, la sua abnegazione verso il suoPaese e verso l’Arma dei Carabinieri. Distintosi in varie azioni sia della Prima che della Seconda Guerra Mondiale, dedicò tutta la vita al servizio del Paese.
Ricordiamo ai posteri la figura del generale CANNADA.

LUIGI CALCEDONIO CANNADA nacque a Barrafranca il 4 maggio 1895. Fratello del defunto Dott. Arturo CANNADA, fondatore dell’omonima farmacia. Dopo aver conseguito la licenza liceale, fu ammesso all’Accademia Militare di Modena, dove esce col grado di Sottotenente. Assegnato al 147° Fanteria, in zona di guerra, si distinse in numerose imprese.
Il 5 giugno 1917 fu gravemente ferito sul monte Mrzli, chiamato più semplicemente dai soldati italiani Monte Smerle, lungo la valle dell’Isonzo, tra la Bainsizza e Caporetto, appena al di là della frontiera tra Italia e Slovenia. Dopo aver frequentato un corso per allievi piloti presso il Battaglione Scuola Aviatori, divenne istruttore pilota. Fu uno dei primi piloti della nascente aeronautica e istruttore nel campo di aviazione  militare della Malpensa fino al dicembre 1919.
Nel 1920 fu assegnato alla Legione Carabinieri di Palermo. Promosso capitano, svolge il proprio servizio in diversi reparti della penisola.
Nel 1934, assegnato al Ministero della Guerra, divenne responsabile della sezione di controspionaggio in Friuli – Venezia Giulia.
Partecipò come comandante di battaglione alla Seconda Guerra Mondiale nei Balcani (ottobre 1940-maggio 1941)
Nel 1942, raggiunto il grado di tenente colonnello, comandò l’XI Battaglione Carabinieri in Montenegro.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, rifiutò di collaborare con i tedeschi  e venne fatto prigioniero dai nazisti e internato in vari lager fino alla fine della guerra.
Promosso Colonnello, nel 1952 comandò la Legione Carabinieri di Padova.
Nel 1956 fu nominato Generale di Brigata e, infine, Generale di Divisione nell’ausiliaria. Si spense a Padova il 25 marzo 1966.
Per i suoi meriti, ha ricevuto diverse onorificenze. Ne elenchiamo alcune: Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia: Croce al merito di Guerra;   medaglia  Militare d’argento al merito; medaglia Mauriziana al Merito; decorato della Croce d’Oro per anzianità di Servizio. Inoltre fu autorizzato a fregiarsi di un particolare distintivo d'onore, per la sua ferita riportata il 4/6/1917 sul Monte Mrzli. 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

domenica 30 luglio 2017

Il 30 luglio 1872 nasceva a Barrafranca Alfonso Canzio

Alfonso Canzio
Grande personaggio della storia di Barrafranca, che sacrificò la propria vita per il movimento contadino barrese, fu Alfonso Canzio.
Alfonso Canzio nacque a Barrafranca il 30 luglio 1872 da Alfonso (classe 1836) e da Concetta Marchì (classe 1842). Secondo di sei figli. Di professione contadino. Già giovinetto s’interessò ai problemi della classe contadina, impegnandosi in prima persona nelle lotte politiche e sociali. Il 25 ottobre 1900 sposò Giustizia Alfonsa Bonasia (abitante al quartiere Costa), di anni 19. Dall’ufficio anagrafe di Barrafranca non risulta che avessero avuto figli.
Fu uno dei fondatori della locale “Lega di Miglioramento dei Contadini”, sita in via Convento, l’attuale Via Umberto, nata a Barrafranca agli inizi del’900,  nella quale i soci, con l’aiuto del Monte Frumentario cui ogni socio contribuiva e da cui potevano attingere per avere in anticipo grano da utilizzare sia per semenza sia per uso familiare, trovavano una risposta anche parziale ai loro bisogni. Alfonso fu l’anima del movimento socialista barrese e una delle guide più autorevole del movimento contadino barrese nel primo decennio del 1900.
Via Convento, 1908
Nel marzo 1912 lo troviamo alla guida della lotta contro l’Amministrazione comunale guidata da Luigi Bonfirraro che aveva imposto, tra l’altro, l’obbligo di servirsi delle carrozze comunali per il trasporto dei defunti e ne aveva aumentato i costi di servizio. Nel luglio del 1914 il Canzio fu eletto come consigliere comunale (nel frattempo era diventato vice presidente della Lega di miglioramento), assieme al presidente della Lega Salvatore Gagliano. Il 26 Luglio il Consiglio comunale di Barrafranca elegge sindaco il Cav Onofrio Virone che guiderà una Giunta in cui  Canzio venne scelto come assessore supplente. Nel primo dopoguerra guidò le lotte contadine riuscendo a imporre contratti favorevoli ai lavoratori della terra. Nel maggio 1918 in Sicilia si costituì la “Federazione delle Cooperatrice Agricole Siciliane”, cui aderì anche la Lega di Barrafranca. Lo scopo della Federazione era di risolvere il problema del latifondo siciliano attraverso la divisione delle terre ai contadini, mediante le loro cooperative. Il 1918 fu caratterizzato da aspre lotte contadine. La reazione dei latifondisti, sia a Barrafranca come in tutta la Sicilia, non si fece attendere. A Barrafranca i latifondisti individuarono in Alfonso Canzio il maggiore nemico, il difensore  dei contadini. Così ne decisero l’eliminazione. I primi di dicembre del 1919 un certo Luigi Paternò ,detto “U Surdu” amico del Canzio gli tese, ferendolo gravemente a un braccio con pallettoni unti d’aglio, un agguato davanti alla sua abitazione. Morirà per sopraggiunta cancrena il 13 dicembre 1919. Allora si pensò che il mandante dell’omicidio fosse stato il Cav. Giuseppe Bartoli, proprietario terriero di Mazzarino. L’omicida Luigi Paternò fu trovato morto a Barrafranca in via Carcerati. Anche il cav. Bartoli in seguito morì avvelenato.
Esecutrice di questi efferati delitti fu la mafia agraria che si vedeva gravemente minacciata dall’impegno radicale di questi dirigenti del movimento contadino. Gli agrari e la mafia locale non avevano perdonato al Canzio il suo coraggioso ruolo dirigente svolto nel movimento.
Di lui ci rimane il ricordo delle sue gesta e un firma autografa rilevata da un documento dell’Archivio di Stato di Caltanissetta e riportata dal prof. Salvatore Vaiana nel suo volume: Una storia siciliana tra Ottocento e Novecento, edito nel 2000 da Bonfirraro Editore.
Fonti: Salvatore Vaiana, Una storia siciliana tra Ottocento e Novecento, edito nel 2000 da Bonfirraro Editore; Ufficio Anagrafe di Barrafranca: Stato di Famiglia originario dei Canzio e Certificato di matrimonio di Alfonso Canzio. (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

martedì 23 maggio 2017

Il 23 maggio del 2013 veniva inaugurato il Monumento ai Caduti della 2ª Guerra Mondiale

Barrafranca (EN) giovedì 23 maggio 2013. Era una bella e assolata mattinata, quando venne inaugurato il Monumento ai Caduti della 2ª Guerra Mondiale, sito nel Corso Garibaldi vicino al Plesso Europa, nato dall’iniziativa del Cav. Giovanni Collura e dell’Ass. Nazionale Carabinieri- sez. di Barrafranca, di cui è presidente il Mar. Enzo Pace e voluto dall'amministrazione del sindaco Salvatore Lupo.
Per l’occasione il Prefetto di Enna S.E. Clara Minerva, consegna alla città di Barrafranca la medaglia di Bronzo al Merito Civile concessa dal Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, con decreto del 12 aprile 2012, per fatti riguardanti il secondo conflitto mondiale. La motivazione fu la seguente: con la seguente motivazione: "La cittadina durante il secondo conflitto mondiale subì i bombardamenti aerei, prima americani e poi tedeschi, che provocarono numerosi morti e feriti e la distruzione quasi totale delle abitazioni.
La popolazione sopportò gli avvenimenti bellici con coraggiosa determinazione e generosa solidarietà, prodigandosi in aiuto dei superstiti. Chiaro esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche. Luglio 1943 – Barrafranca (EN). Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Barrafranca avv. Salvatore Lupo, il Presidente del Consiglio Comunale Zuccalà e tutti i consiglieri e gli assessori, il maggiore del
Comando Polizia Municipale Giacomo Stazzanti, l’Associazione Nazionale Carabinieri-sez. Barrafranca, l’Associazione Combattenti e Reduci sez. Barrafranca e tutte le scolaresche degli Istituti scolastici di Barrafranca con docenti e rispettivi Dirigenti.  Gli onori militari sono stati resi da un picchetto in armi dell’Esercito Italiano, mentre la Marina Militare ha provveduto all’alza bandiera. Al momento della deposizione della corona di alloro, erano schierate le diverse rappresentanze dell’Esercito, della Marina, dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale, delle Associazioni Vittime Civili di Guerra e Combattenti e Reduci e numerosi familiari dei caduti i vittime del bombardamento.
La benedizione è stata impartita da Don. Pasquale Bellanti della Diocesi di Piazza Armerina e da Don Giacinto Magro della parrocchia “Santa Famiglia di Nazareth”. Tante le personalità intervenute tra cui Il Procuratore della Repubblica Dr. Ferrotti, il Questore Vicario di Enna Dr. Foti, il Comandante Provinciale dei Carabinieri T. Col. Daidone ed il Comandante della Guardia di Finanza, T. Col. Sciarretta, il Capitano Scotto comandante la Compagnia di Piazza Armerina e diversi Sindaci dei comuni limitrofi. Le fasi della cruenta battaglia e dei bombardamenti svoltesi nel caldo luglio del ‘43, sono state dettagliatamente descritti dal Colonnello Mario Piraino del Comando Regione Militare Sud. Notevole il tributo di sangue che la cittadinanza di Barrafranca ha pagato durante le seconda guerra mondiale. Ammontano, infatti, a 61 le vittime dei due bombardamenti (da parte degli alleati prima e dei tedeschi dopo) del 10 e del 18 luglio 1943, mentre si stimano in oltre 250 i feriti.
Il 4 novembre 1994, alla presenza di S.E. il Prefetto di Enna, delle massime autorità civili, militari e religiose e di una compagnia di formazione del 151° Reggimento “Sassari”, è stata inaugurata, per la sempre abnegazione di Giovanni Collura, nella Piazza “Pier Santi Mattarella”, una stele a perenne ricordo delle vittime civili di guerra. Per questi fatti la concessione della medaglia di bronzo al merito civile al Comune di Barrafranca.
Sotto alcune foto dell'evento. (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 
RITA BEVILACQUA






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martedì 25 aprile 2017

La leggenda barrese dello scambio delle statue di Sant’Alessandro e di San Rocco


Tra le tante leggende popolari che si raccontano sui Santi, oggi riportiamo quella sullo scambio delle statue di due Santi: Sant'Alessandro, patrono di Barrafranca (EN) e San Rocco compatrono di Pietraperzia (EN). La leggenda vuole che la statua di Sant'Alessandro si trovasse a Pietraperzia e quella di San Rocco a Barrafranca. Durante una festa, in cui parteciparono entrambe le statue, per sbaglio i pietrini portarono a casa San Rocco e i barresi Sant'Alessandro, scambiando così per sempre le due statue. Non a caso i barresi mostrano nei confronti di San Rocco una grande devozione, recandosi ogni anno il 16 agosto, giorno in cui si festeggia il Santo, nella vicina Pietraperzia.

Sant'Alessandro patrono di Barrafranca

Testimonianze su questa leggenda si trovano nel libro "Fiabe e leggende Popolari Siciliane" (1888) di Giuseppe Pitrè. Questi riporta un racconto narratogli da un certo Francesco Puleo dal titolo “lu Ballafranchisi”. Nella parte iniziale si racconta che una volta a Pietraperzia avevano come Santo protettore Sant'Alessandro e a Barrafranca San Rocco. Ora questi santi, tanto i Barrafranchesi che i Pietraperzesi li portavano entro una chiesa vicina a Barrafranca e vicina a Pietraperzia. I Pietraperzesi stanchi del loro santo, decisero di scambiarlo con quello dei Barrafranchesi.  
Anche don Filippo Marotta nella sua "Antologia delle tradizioni popolari" narra di una storia simile, narratagli da un Pietrino. Questi racconta che, a causa di una forte siccità, le due comunità decisero di fare un pellegrinaggio alla Madonna della Cava, portandovi in processione le statue di san Rocco e di Sant’Alessandro. E così ebbero un’abbondante pioggia. Nella confusione che seguì al ritorno, i pietrini si portarono a casa San Rocco e i barresi Sant'Alessandro. 

San Rocco compatrono di Pietraperzia

Notizie di questa leggenda si ritrovano anche nel diario del barrese Giuseppe Salamone, quando parla della festa di Sant'Alessandro. Al riguardo scrive: "Barrafranca formatosi paese ebbe per patrono dai monaci san Rocco, mentre Alessandro era di già protettore nel prossimo paese di Pietraperzia a sei chilometri da Barrafranca a Nord ovest. Tra Perzesi e Barrafranchesi vollero fare una festa in comune portando i Santi protettori dell’uno a l’altro paese. Arrivati colà, ristabilirono che quelli di Barrafranca portassero in processione Sant’Alessandro e quelli di Pietraperzia San Rocco. Così fecero: ma ad un certo punto i Barrafranchesi abusando della fiducia perché, credevano san Alessandro più miracoloso, infilarono, prepotenti in tutto, la via e si portarono a Barrafranca Sant’Alessandro, lasciandovi San Rocco."

FONTI: Giuseppe Pitrè, "Fiabe e leggende Popolari Siciliane", Palermo, 1888; Filippo Marotta, "Antologia delle tradizioni popolari, degli usi e costumi, … di Pietraperzia"; Giuseppe Salamone, Quaderno di Giuseppe Salamone di Barrafranca, Codice o Catechismo Regolamento famigliare Salomoniesco, Penitenziario di Volterra; Fonti orali. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA


domenica 23 aprile 2017

La devozione dei ragazzi nei confronti del SS. Crocifisso- ottava del Venerdì Santo

I quattru “Trunu di carusi” in Piazza Regina Margherita
Nel pomeriggio di venerdì 21 aprile 2017 le strade di Barrafranca (EN) si sono animate con la processione di ben quattro “Trunu di carusi”, così chiamati dai barresi. Si tratta di una copia,  realizzata in misure ridotte, della macchina processionale che il popolo barrese chiama TRUNU, con cui è portato in processione il SS. Crocifisso nel giorno del Venerdì Santo. Il venerdì successivo al Venerdì Santo, a Barrafranca ricorre “l’Ottava del SS. Crocifisso”, giorno in cui i fedeli possono andare a rendere omaggio, presso la chiesa Madre, al SS Crocifisso. Peculiarità di questa giornata è “il bacio” a Gesù Crocifisso: i fedeli hanno l’opportunità di entrare in contatto diretto con il Santissimo, di sfiorarlo con le dita e di ricevere il “cotone benedetto”. Come nel giorno del Venerdì Santo sono i loro padri a rendere omaggio al SS Crocifisso, portandolo in processione, cosi il Venerdì d’OTTAVA sono i ragazzi i protagonisti.
Daniele Cumia, baby sindaco di Barrafranca e Simone Bonelli
Sono partiti  da quattro diversi quartieri del paese: quartiere “Puntaterra- Poggio” quello realizzato nell'abitazione di Daniele Cumia, baby sindaco di Barrafranca, aiutato da alcuni amici; quartiere “Villaggio” realizzato nell'abitazione di Mauro Munda,aiutato da alcuni compagni di scuola; quartiere “Madonna” realizzato nell'abitazione di Stellino, aiutato dai ragazzi del quartiere  e quartiere “Grazia”, realizzato dai ragazzi del quartiere. Hanno percorso alcune vie principali, per poi ritrovarsi tutti e quattro in Piazza Regina Margherita, tra lo stupore della gente e di molti curiosi che si sono avvicinati per ammirare il lavoro di quei ragazzi, devoti al SS. Crocifisso. Hanno lavorato tanto, pomeriggi interi, molti di loro sono stati aiutati dai familiari e da alcuni amici più grandi, realizzando il loro TRUNU con materiali poveri e di riciclo. Hanno usato travi, assi di legno, meccanismi per alzare l’asta e inserire la spera, Crocifissi e le scocche benedette, quelle utilizzate negli anni passati per la festa del Venerdì Santo. Sono state le loro spalle, piccole ma forti, a portare “U Trunu” per le vie del paese.
Don Giacomo Zangara impartisce la benedizione
Tutti hanno cantato il canto funebre “Misericordia” composto dal M° Salvatore Rizzo, hanno suonato le scattiole e alcuni di loro hanno eseguito passi dei lamenti, sotto la guida del giovane Simone Bonelli. Dopo una sosta in Piazza, a turno sono scesi davanti al sagrato della chiesa Madre dove li attendeva il parroco don Giacomo Zangara che, emozionato, ha impartito la benedizione. Al termine, al grido di “iammisilicordia”, sono tornati nelle loro case, contenti e soddisfatti. Questa “Ottava di Venerdì Santo” 2017 sarà ricordata come il venerdì dei tanti “TRUNU di carusi”. Non si era mai visto a Barrafranca nello stesso posto più di un TRUNU. In genere ogni gruppo faceva girare il proprio nel quartiere. Adesso tutti e quattro hanno percorso lo stesso tragitto, tutti alla volta della chiesa Madre. Questo dimostra come le nuove generazioni sono legate alle tradizioni dei loro padri, animati dalla voglia di rendere, a loro modo, omaggio al SS. Crocifisso. Il pomeriggio di sabato 22 aprile sarà portato in processione un quinto “Trunu dei carusi” del quartiere Poggio. (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA