Cuccià salata |
Un’antica tradizione siciliana in onore di Santa Lucia è il consumo di un piatto gastronomico conosciuto come "cuccìa". Si tratta di un piatto povero realizzato con del grano bollito.
Grano ammollo (foto web) |
La tradizione siciliana vuole che il grano venga tenuto in ammollo nei tre giorni precedenti la festa, cambiando l’acqua ogni giorno, per farlo ammorbidire. Quando è gonfio si eliminano le spoglie, ossia "la pula", per lasciare così solo il cuore del chicco di grano. Poi si cuoce a lungo in grandi pentole e si consuma con un filo di olio. Questa è la versione salata. Esiste anche in alcuni paesi siciliani la versione dolce. Dopo aver bollito il grano, la cuccìa così ottenuta è condita con crema di ricotta e spolverizzata con cannella.
Cuccià dolce (foto web) |
A Barrafranca (EN) alcuni usano mettere il grano in ammollo il giorno prima o la mattina del 12 dicembre. Anticamente il grano era "scanalato", ossia il grano rigonfio di acqua erasfregato "nu canali" (antica tegola di terracotta girata dalla parte più ruvida), per eliminare le spoglie. Poi in grandi "cadarua" era bollito a lungo e consumato solo con un filo di olio. C’è chi usa condirlo con legumi, tradizione che si ritrova in altri paesi siciliani. Gli anziani barresi sostengono che la vera "cuccìa" è quella semplice, condita con un filo d’olio. In un’intervista realizzata nel dicembre 1996 dal professor Ignazio E. Buttitta ad alcuni anziani barresi sul consumo della "cuccìa", questi rispondono: «C’è quello che segue l’uso antico: Santa Lucia era vergine e la dobbiamo mangiare bollita; c’è quello che non ci tiene al fatto della verginità e la condisce diversamente con ciò che gli piace, ma la vera cuccia è quella con il solo frumento, logicamente con un po’ di olio». Prima di essere utilizzata come piatto rituale legato a santa Lucia e consumato solo quel giorno, a "cuccìa" era un piatto usato comunemente dai contadini, poiché piatto povero e di facile preparazione.
FONTI: Alberto Vàrvaro, Vocabolario etimologico siciliano, Palermo, 1986, vol. I, s. vc; Luigi Milanesi, Dizionario Etimologico della lingua siciliana, Mnamon, 2015; Maria Ivana Tanga, Il Grano e la Dea, aprile 2018; Vladimir Ja. Propp, Feste agrarie russe, Bari, 1978; Angelo De Gubernatis, Storia comparata degli usi funebri in Italia e presso gli altri popoli indo-europei, Milano, 1878; Nuova edizione a cura di Alfonso Leone pubblicata col titolo Il vocabolario siciliano-latino di L.C. Scobar, Palermo, 1990; Ignazio E. Buttitta, Le fiamme dei santi. Usi rituali del fuoco in Sicilia, 1999. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)