martedì 31 dicembre 2019

1 gennaio: l’antica tradizione della chiesa Itria di festeggiare il BAMBINELLO

Altare chiesa Maria SS. dell'Itria Barrafranca
Pochi sanno che a Barrafranca (EN) in tempi lontani il 1° gennaio si festeggiava il Bambinello. Andiamo per ordine. Il 1 gennaio la Chiesa festeggia Maria SS. Madre di Dio. Il Martirologio Romano recita: “Nell'ottava del Natale del Signore e nel giorno della sua Circoncisione, solennità della santa Madre di Dio, Maria: i Padri del Concilio di Efeso l’acclamarono Theotókos (colei che genera Dio), perché da lei il Verbo prese la carne e il Figlio di Dio abitò in mezzo agli uomini, principe della pace, a cui fu dato il Nome che è al di sopra di ogni nome”. In questo giorno si festeggia la maternità di Maria, l’aver procreato il Figlio. 
Per queste ragioni fino alla prima metà del ‘900 a Barrafranca (EN) si svolgeva una particolare tradizione conosciuta come LA FESTA DEL BAMBINELLO. Difatti il popolo appella il 1 gennaio come “A festa du Bamminu”.
Bambinello (foto G.Vicari) 
Dallo storico barrese don Luigi Giunta apprendiamo  che negli archivi parrocchiali del 1761 era registrata una tradizione che si svolgeva nella chiesa Maria SS. dell’Itria il 1° gennaio. Questa devozione era ancora praticata ai tempi in cui lo storico pubblica il suo libro “Brevi cenni storici su Barrafranca” (1928).  Ecco cosa scrive: “Trono in un documento di questo arch. parr. che nel 1761 si praticava in questa chiesa di vestire un bambino povero nel capodanno in onore del bambino Gesù, ma s’inibiva al sacerdote che lo guidava di non portare cotta e stola. Questa devozione si pratica ancora oggi”.
La festa si svolgeva in chiesa. Alla Celebrazione Eucaristica partecipava un bambino povero, vestito con tunica bianca, a simboleggiare Gesù Bambino, e veniva portato in processione per le vie adiacenti alla chiesa. Al termine al bambino venivano donati viveri di prima necessità per lui e la sua famiglia. Probabilmente con lo scoppio della seconda guerra mondiale, tali festeggiamenti scomparvero. Di questa tradizione non rimane che il ricordo delle persone più anziane, le quali ricordano anche la presenza, sempre nella chiesa dell’ Itria, di una statuetta in cartapesta  di Gesù Bambino dell’altezza di 60 centimetri circa, esposta in un ultimo altarino vicino all’ altare maggiore dove, attualmente, si trova la porta d’accesso ai locali parrocchiali.
Quando alla fine degli anni ’50 si decise di eliminare  le statue realizzate in cartapesta, materiale facilmente deteriorabile, anche questo  particolare simulacro fu tolto. A differenza di alcune statue presenti in altre chiese barresi, non fu buttato o bruciato, ma regalato ad una parrocchiana, che lo sistemò e conservò con devozione. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA 


lunedì 16 dicembre 2019

Storia e significato della NOVENA

Novena anno 2015
La "novena" è una pratica devozionale che consiste nel recitare preghiere e rosari, ripetuti per nove giorni consecutivi.
La pratica trae ispirazione  dagli Atti degli Apostoli dove viene descritto come la Madonna e gli Apostoli pregavano in modo assiduo nei nove giorni compresi tra l’Ascensione di Gesù  e la discesa in terra della Spirito Santo durante la Pentecoste.
Questa pratica usata come preparazione a molte feste religiose, è conosciuta soprattutto come pratica natalizia.
A Natale la novena inizia il 16 e finisce il 24 dicembre, durante la quale, ricordando i nove mesi di Gesù nel seno materno, si preparano i fedeli  alla nascita di Gesù.
Alle pratiche liturgiche che si svolgono in tutte le chiese, si mescolano tradizioni popolari come le nuvere" , tipiche non solo di Barrafranca ma anche dei paesi limitrofi.
Queste si preparano, anzi si conzano lungo le strade del paese.
Novena anno 3013
Appoggiati sui muri delle case, le nuvere sono dei tempietti realizzati in legno e con il tetto fatto di canne e  rivestito di alloro. Il tutto è decorato con arance, mandarini che si appendevano tra le foglie dell’alloro, collane fatte di lupini.
Anticamente all'interno veniva creato uno sfondo con un drappo pregiato, tante volte di color celeste e veniva realizzato, con un tavolo ricoperto di tovaglie pregiate, un altarino, sopra il quale veniva appesa un’immagine dell’Immacolata Concezione, sostituita la sera del 24 con l’immagine della Santa Famiglia. Sull'altarino venivano appoggiati frutti tipici invernali come arance, melagrane, melacotogne, inoltre venivano messe delle candele e qualche volta  anche degli angioletti di gesso. Al centro dell’altarino veniva posizionato un cesto ricoperto con un telo bianco, a cui era legata una colomba di carta o anche vera. 
Dal 16 al 24 le novene venivano cantate dalla gente del quartiere accompagnati dalla banda musicale e un tempo anche dai “ciarammellari” , attualmente dai zampognari .
Il 24 sera la gente si preparava a veder nascere “u bamminu” recandosi da una novena all'altra per assistere a tutte le novene come si fa per il giro dei “sepolcri” il Giovedì Santo,  al rito della nascita di Gesù. Quando tutto è pronto, il  filo che tiene legata la colomba al telo bianco che ricopre il cesto posto al centro dell’altarino, viene tirato scoprendo una statuetta del Bambino Gesù, mentre la musica suona a festa. Una bambina che simboleggia la Madonna, solleva il cesto con la statuetta e inizia una piccola processione per alcune strade adiacenti alla novena, seguita dalla banda musicale e dai fedeli recanti in mano delle candele. La preparazione delle "nuvere" coinvolgeva diverse famiglie, tutte impegnante a realizzare la novena più bella. "Nuvere" simili venivano preparate anche nelle case e attorno alle "figuredde" delle strade. Ed anche le "nuvere" casalinghe venivano cantate, la sera, da gruppi di comari, che modulavano delle lunghe filastrocche.
Con gli anni le cose sono cambiate: l’ambientazione interna è stata sostituita dall'allestimento di un  presepe, alcune volte realizzato con personaggi viventi; i canti sono eseguiti solo dalla banda musicale  mentre dei bimbi, accompagnati da alcuni anziani cantano il ritornello tra un brano all'altro. Le stesse novene sono costruite da poche persone che si accollano i costi di realizzazione.
Il simbolismo è antico, anche se nelle moderne novene si è andato perdendo, e mescola elementi cristiani a elementi non cristiani: la novena in sé  rappresenta la grotta dove nasce il Bambino Gesù, tanto che i primi otto giorni all'interno stava appeso il quadro dell’Immacolata (Maria non aveva ancora partorito), sostituito il 24 con quello della Santa Famiglia (Gesù ormai è nato); gli angeli appoggiati sopra l’altare rappresentano "l’Annunciazione a Maria"; le candele simboleggiano la luce divina; l’alloro che ricopre il tempietto simboleggia il carattere regale del Bambino che, anche se è nato in una grotta, è pur sempre un Re e per questo diventa simbolo di gloria e infine la colomba richiama sia la purezza di quella donna che aspetta il Bambino, sia l’Ascensione di Cristo al Cielo.
Ma il richiamo a elementi precristiani si riscontrano soprattutto nell'utilizzo della frutta, tipica di una società basata sull'agricoltura e dedita a pratiche legate a divinità "ctònie". Basti ricordare che, prima della venuta di Cristo, in tutto l’impero Romano il 15 dicembre si svolgevano cerimonie in onore del dio Conso, dio del grano (vi avanti verrà spiegato). La frutta come le arance, i fichi d’india, le melagrane, le melacotogne erano i frutti che, nel periodo invernale, offriva la terra, per cui era normale che venissero offerti come ringraziamento alla  divinità per ciò aveva elargito. Anche l’alloro, come pianta sempre verde, era molto utilizzata nei riti precristiani
Ma riutilizzati in senso cristiano il loro simbolo cambia: la melagrana, con il suo interno pieno di chicchi, diventa il simbolo della chiesa i cui chicchi simboleggiano tutti i cristiani; la melacotogna che, anticamente veniva usato per realizzare la marmellata che anticamente era confezionata a cubetti e, per la forma e il colore che assumeva, ricordava l’oro che i Re Maggi portarono al Bambino; l’arancia rappresenta il frutto che, in una famosa canzone natalizia tipica barrese, l’ortolano porta in dono a Gesù; infine i lupini, con cui si realizzano le collane appese nella novena, rappresentano il pane dei poveri.
Fino agli anni precedenti al secondo conflitto mondiale le novene iniziavano al mattino e culminavano alla sera, con la banda musicale che percorreva la “via dei Santi” dove negli incroci, limitatamente alla “via dei Santi”, venivano conzate” le novene intorno a cui, in un’atmosfera devota ma festiva, la gente si riuniva per pregare e cantare, senza alcuna partecipazione del clero.
Dopo un periodo in cui scomparvero, furono riprese alla fine degli anni ’70 con la preparazione non più in casa ma solo nelle strade,  indipendentemente dal percorso della "via dei Santi". Pian piano andarono modificandosi, agli altarini furono sostituiti i presepi non erano più presente i zampognari (ritornati da alcuni anni), si suonavano solo la sera, era scomparso lo spirito gioioso di una volta. Attualmente si è cercato di ripristinare il vecchio modello di novena, ma i tempi cambiano e le nuove generazione non riescono a cogliere il sapore antico di questa tradizione.
Riprendendo il pensiero dello storico Angelo Scarpulla, «Questa festa o novena era, in sintesi, l’evoluzione cristiana di culto che duemila anni fa era la Consulia di inverno». Come tutte la feste cristiane, anche questa ha un sub strato precristiano. Quando il cristianesimo fece la sua comparsa, antichi riti legate alle varie divinità greche e romane erano ormai consolidati nel tempo. Ai nuovi predicatori cristiani venne difficile estirpare il vecchio,  per cui in certi casi fu più facile innestare la nuova fede nei riti esistenti. Questo è il caso, appunto, dell’origine delle novene. I romani il 15 dicembre festeggiavano la "Consulia" invernale, ossia cerimonie in onore del dio Conso, venerato a Roma già dal periodo monarchico, specialmente nel mondo agricolo come dio dei granai e dell’approvvigionamento. I riti, che avevano un significato propiziatorio, si svolgevano davanti ad un altare che, per l’occasione veniva dissotterrato e addobbata, per poi essere risotterrato dopo le cerimonie. Questo particolare richiama, nel mondo agricolo, “il seme del grano” che, durante la semina, veniva sotterrato per poi riaffiorare nel tempo della germinazione. A dimostrazione di ciò, possiamo portare come esempio il termine dialettale con cui a Barrafranca indichiamo il verbo apparecchiare: "conzari" che, come spiega il già citato Scarpulla, deriva dall'operazione di apparecchiare l’ara in onore del dio Conso.
Comunque sia, il significato della "NOVENA" rimane CRISTIANO, come attesa della nascita del Cristo Redentore. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA 


mercoledì 4 dicembre 2019

Orazione dialettale a Santa Barbara, invocata contro i lampi e i tuoni

Santa Barbara 
Il 4 dicembre la Chiesa festeggia Santa Barbara, protettrice degli artificieri, dei vigili del fuoco, dei minatori.
Il culto di Santa Barbara è molto popolare per il fatto di essere considerata protettrice contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. Il culto apparve , prima in Oriente e poi in Occidente, nell’VIII secolo, 
La vita di Barbara è contenuta in una passio del VII secolo, probabilmente di origine egiziana (Dino Carpanetto, Santi e Patroni, Istituto Geografico De Agostini Novara, 2010). Per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni verisimiglianza l’Egitto, e il martirio. 
Nata nel 273 d.C. in Asia Minore (l’attuale Turchia), a causa della sua bellezza, il padre Dioscoro fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi s’immerse. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre ma Barbara ne volle tre in onore della S.ma Trinità. Il padre, pagano, saputo della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma lei, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al prefetto Marciano che, dopo inauditi supplizi, la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza, secondo l’agiografia, il 4 dicembre del 290 d.C. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri. Forse da questo scaturì l’idea di porre, fin dal Trecento, Santa Barbara a protettrice degli artiglieri, dei minatori, dei vigili del fuoco e di quanti corrono il rischio di essere uccisi dal fuoco e dai fulmini e celebrare la sua festa, appunto, il 4 dicembre. Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate. Il culto religioso di santa Barbara fu introdotto in Sicilia dai Cavalieri dell'Ordine Teutonico attorno al XIII secolo che Santa Barbara era oggetto di culto profondo in seno all'Ordine, il quale aveva salvato le sue reliquie nel 1242.
Riportiamo un’orazione che le donne siciliane recitavano contro i temporali. 
Ne esistono diverse versioni. Questa è stata raccolta a Barrafranca (EN)
“Barbaredda 'ncapu un munti stava.
Trunava e lampiava
e sempi u‘nnomi di Dì 'nnuminava!”
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA