giovedì 13 luglio 2023

L’antica pratica devozionale di pregare rivolti verso oriente

Foto del web

Alcune ricerche condotte a Barrafranca (EN) sulle pratiche devozionali dedicate a san Giuseppe e a sant’Alessandro, spesso mi sono imbattuta nella pratica religiosa di pregare inginocchiati e rivolti con il viso verso l’oriente. E non solo. Alcuni anziani ricordano che durante il lavoro dei campi, al rintocco delle campane all’ora terza, sesta, nona, era costume fermarsi, inginocchiarsi con il viso rivolto verso oriente e si recitavano le preghiere. Da qui la domanda: da dove deriva quest’antica pratica?

La preghiera è una delle pratiche religiose più diffuse. Non c’è stato e non c’è credo religioso che non pratichi l’atto di rivolgersi con parole al divino, in un costante rapporto con la divinità. Il più antico modo di pregare era quello di rivolgersi verso oriente.

Come afferma il liturgista Mons. Klaus Gamber nell’orientamento della preghiera liturgia, saggio apparso sul periodico “Notizie n° 116”, l'usanza di pregare rivolti al punto in cui sorge il sole è antichissima, comune a ebrei e gentili. I cristiani l'adottarono ben presto. Già nel 197, la preghiera verso oriente è per Tertulliano una cosa normale. Nel suo Apologeticum Tertulliano scrive: “…è noto che noi si prega rivolti dalla parte d'oriente.” ((cap. XVI). Inoltre, si premura di rammentare preliminarmente la base scritturistica anche per le tre ore «canoniche» (terza, sesta e nona). Il cristiano è chiamato a iniziare e concludere le sue giornate con l'orazione, rispettando i due momenti, alba e tramonto, che Tertulliano considera di rito. Allora nelle case si indicava la direzione della preghiera a mezzo di una croce incisa nel muro. Una croce del genere è stata ritrovata a Ercolano in una camera al primo piano di una casa sepolta dall'eruzione del Vesuvio nell'anno 79. Anche Clemente Alessandrino nel VII libro dei “Stromata” parla dell’orientamento del pregante. Egli scrive: «Comunque, poiché l’oriente è immagine del giorno natale e da qual punto si diffonde la luce ‘che dalle tenebre risplendé’ la prima volta, e anche per quelli che si avvoltolando nell’ignoranza spuntò il giorno della vera ‘gnosi’, come il sole, le preghiere si facciano rivolti verso oriente all’aurora» (“Stromata” VII.7.43.6).

Nel 2008 la pubblicazione del libro “Rivolti al Signore” del sacerdote Uwe Michael Lang, riporta l’attenzione sull’importanza dell’orientamento della preghiera nella liturgia. Il libro è la traduzione dell’originale scritto da padre Lang prima in tedesco e poi in inglese, nel 2004, e contiene la prefazione dell’allora Cardinale Ratzinger, diventato Papa Benedetto XVI.

“Non vi è dubbio che, fin da tempi molto antichi, fosse naturale per i cristiani di tutto il mondo conosciuto volgersi in preghiera verso il sole nascente, ovvero verso l’est geografico. Sia nella preghiera in privato che nella preghiera liturgica i cristiani si voltavano non più verso la Gerusalemme terrena, ma verso la nuova Gerusalemme celeste; credevano fermamente che, quando il Signore fosse tornato nella gloria per giudicare il mondo, avrebbe radunato i suoi eletti per formare questa città celeste. Il sole nascente era considerato l’espressione appropriata di questa speranza escatologica” (Rivolti al Signore, cit., p.31).

C’è sempre qualcosa di arcano nell’antiche pratiche devozionali, scomparse ormai da decenni, e che rimangono nella mente degli anziani, il cui richiamano alle pratiche degli albori della religione è palese.

FONTI: "Notizie" periodico dell'associazione italiana Una Voce, edito dalla Sezione di Torino n° 116, 1987; Tertulliano, “Apologeticum”, introduzione e traduzione a cura di Onorato Tescari, 1951; Clemente Alessandrino, “Gli Stromati note di vera filosofia”, Edizioni paoline, 2006; Uwe Michael Lang, “Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica”, Cantagalli 2008; FONTI ORALI. Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA