mercoledì 27 aprile 2022

“U VIAGGIU AI SANTI”- antica pratica devozionale cristiana


Una delle tante pratiche cristiane, antropologicamente interessanti, per capire la religiosità popolare è il cosiddetto " Viaggiu ai Santi", ossia il pellegrinaggio compiuto a piedi fino al luogo sacro dove poter incontrare il Santo protettore.
Il pellegrinaggio, come viaggio devozionale e penitenziale, è uno dei riti religiosi più comuni, assieme alla donazione del pane, che caratterizzano la religiosità popolare. Nella rivista "Il pellegrinaggio. Rivista internazionale di Teologia e Cultura COMMUNIO" leggiamo: «Il pellegrinaggio è un viaggio verso un centro nel quale si realizzerà l’incontro atteso e preparato dall'homo religiosus. Questo centro costituisce in maniera simbolica lo spazio della salvezza». Il mettersi in cammino è connaturato all'essere umano, anche il "viaggio a piedi verso un luogo sacro" chiamato pellegrinaggio, è una pratica che ritroviamo in tutte le religioni, antiche e moderne. Il pellegrinaggio rende sacro il tempo e lo spazio in cui si svolge. I pellegrini stessi sono sacri perché più vicini a Dio, attraverso la fatica, e più lontani dall'oikos familiare che li protegge nella vita di tutti i giorni, qui interrotta e momentaneamente abbandonata. Nella quotidianità, il tempo trascorre come ritmo continuo nella successione dei giorni e delle notti, delle settimane, degli anni. In questo tempo, ci sono degli stacchi derivanti dalla celebrazione di un rituale festivo. Questo, a sua volta, richiede particolari usi: l’andare a piedi anche scalzi, procedere in ginocchio fino agli altari o addirittura, percorrere gli ultimi metri che ci separano dal Santo strisciando per terra la lingua.
La motivazione di questo "andare" è quella dell’attesa di un incontro con chi, superando le normali categorie della materialità, possa cambiare la situazione attuale e al quale si chiede la soluzione di un problema che, un essere materiale, non può risolvere. Da ciò nasce la ricerca di un essere invisibile, spirituale che possa modificare le attuali connotazioni materiali. E chi meglio dei Santi, considerati gli intercessori presso Cristo, possono assolvere tale compito. Così, di fronte a una situazione di cui non si è in grado di affrontare o risolvere, s’intraprende, per nove giorni, il "viaggio" che, allontanando dal proprio spazio e tempo materiali, avvicina e immette in categorie spazio temporali in cui il "pellegrino" si sente più vicino alla spiritualità e gli permette di chiedere al Santo, in questo caso al "suo Santo patrono", la grazia di guarigione dei mali corporali.
Di là dai pellegrinaggi definiti maggiori (Gerusalemme, Santiago di Compostela, Roma, Canterbury, San Michele Arcangelo in Puglia, …), vi è una miriade di pellegrinaggi definiti a "corto raggio" ossia a luoghi e siti vicini alla zona del pellegrino. Stiamo parlando di quello che nella cultura agro- pastorale siciliana è conosciuto come "U viaggiu ai Santi". In occasione di qualche grave pericolo, o per chiedere la guarigione da una malattia o una grazia, i fedeli chiedono l’aiuto del Santo cui sono legati e, usciti dal pericolo, si compie la promessa recandosi presso un santuario dedicato a quel santo. Si ripaga, in questo modo, il protettore col sacrificio del viaggio e con la testimonianza personale della grazia ricevuta. C’è chi, poi, compie un "viaggio di richiesta", ossia per chiedere una grazia, una benedizione, in attesa che il Santo la esaudisca. Giunti alla meta, dopo una preghiera e la consegna degli ex voto, il pellegrino ritorna a casa, portando con sé candele, immagini sacre o altro. Questi cimeli però devono essere benedetti mediante lo strofinamento sul simulacro, attribuendo così a quell’oggetto benedetto un carattere taumaturgico, di protezione ai mali della vita.

FONTI: Gabriele Tardio Le credenziali, le insegne pellegrinali e i "ricordi" del pellegrinaggio garganico, Edizioni SMiL, Testi di storia e tradizioni popolari; AA.VV. Il pellegrinaggio. Rivista internazionale di Teologia e Cultura COMMUNIO, numero 153, maggio-giugno 1997, Jaca Book; Fonti orali. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA