domenica 26 agosto 2018

Madonna della Divina Grazia – storia e tradizioni barresi



Particolare della statua lignea della Madonna della Divina Grazia
A Barrafranca (EN) l’ultima domenica di agosto si festeggia la Madonna delle Divina Grazia. Difficile risalire all'origine della festa, poiché non ci sono documenti scritti, certi che ne certifichino l’origine. Molto probabilmente il culto della Madonna della Divina Grazia risale agli anni precedenti il 1765, se ci rifacciamo a quanto scrive lo storico Giunta: sia nella chiesa Madonna delle Grazie sia nella chiesa di San Sebastiano il Nuovo (sulle cui rovine è sorta l’attuale chiesa Madre) era presente un quadro della Madonna delle Grazie. Se poi teniamo conto che la statua lignea portata in processione risale all’800, possiamo asserire con certezze che la devozione alla Madonna delle Grazie a Barrafranca era già presente nell’800, ma non sappiamo se anche i festeggiamenti risalgono a quel periodo. Anticamente la festa si svolgeva in un solo giorno, l’ultima domenica di agosto. Come apprendiamo dal libro “Uno squarcio di paese fra passato e presente -il quartiere grazia di Barrafranca – la gente, la chiesa, la madonna, la festa” di Diego Aleo e Gaetano Vicari, giorni prima, si preparava la chiesa, pulendola e abbellendola come meglio si poteva. 
Fercolo pronto per la processione serale
Per raccogliere i soldi da destinare ai festeggiamenti, il parroco assieme ad alcuni della commissione andava per tutto il paese, casa per casa, a chiedere delle offerte, allora si accettava anche grano e mandorle, caricati su dei muli.  Anche le famiglie si preparavano alla festa, preparando dolci e pietanze da consumare il giorno della festa. La mattina della domenica, la festa era annunciata dallo sparo delle bombe, allora fatte esplodere dal fuochista “Ninu Maira”, appartenente a una delle famiglie di grandi fuochisti barresi. Era l’inizio della festa. Le donne indossavano gli abiti nuovi e si recavano in chiesa, gli uomini andavano “o chianu a rina” con i loro animali, per la compravendita di bestiame, mentre i bambini si recavano nelle bancarelle, allestite per l’occasione, per comprare giocattoli, dolci e altro. La sera tutti si recavano davanti al sagrato della chiesa Grazia ad attendere l’uscita della statua della Madonna, che era portata in processione per la “via dei Santi”. La festa terminava con lo sparo dei fuochi d’artificio, lungo la via Ferreri Grazia.
Vessillo di Maria
I tempi cambiano e cambiano e mutano le tradizioni. Adesso la festa è preceduta da una novena di preparazione, con relative celebrazioni liturgiche e Coroncina in onore di Maria.
Fino a qualche anno fa il venerdì precedente la festa si svolgeva la sfilata dei “Vessilli di Maria” dalla sede dell’Associazione Arcobaleno alla chiesa Grazia. Si tratta di 37 vessilli, raffiguranti vari momenti della vita della Vergine Maria: 1. L’Immacolata Concezione; 2. La natività di Maria; 3. La presentazione di Maria al tempio; 4. Maria Bambina; 5. I giochi di Maria Bambina; 6. Sant’Anna; 7. L’educazione di Maria fanciulla; 8. L’Annunciazione; 9. La Visitazione; 10. Il sogno premonitore; 11. Le nozze; 12. Il censimento; 13. La natività; 14. L’adorazione dei Magi; 15. La presentazione di Gesù al tempio; 16. Il sogno rivelatore; 17. La fuga in Egitto; 18. Il riposo durante la fuga; 19. Il ritorno in Israele; 20. Il riposo durante il rientro in Israele; 21. Maria Elisabetta e i due pargoli; 22. La vita quotidiana; 23. La Sacra Famiglia; 24. Maria ritrova Gesù nel Tempio; 25. Il trapasso di san Giuseppe; 26. Le nozze di Cana; 27. Maria incontra il Figlio; 28. Maria ai piedi della croce; 29. La deposizione; 30. La pietà; 31. Il trasporto al sepolcro; 32. Gesù nel sepolcro; 33. Maria incontra Gesù Risorto; 34. La discesa dello Spirito Santo a Maria e agli Apostoli; 35. Il trapasso della Beata Vergine; 36. L’Assunzione; 37. Maria incoronata. Alcuni creati nel 2010 e altri nel 2011, l’idea di realizzare dei “vessilli” che ricordassero, a eterna memoria, la vita di Maria e da utilizzare per i festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie, nasce nella mente di Salvatore Marchì, allora socio del “Gruppo Spettacolo Arcobaleno” di Barrafranca. Avendo finanziato l’acquisto del materiale, come velluto, passamanerie e stampe realizzate su stoffa, il Marchì chiese l’aiuto della gente per la loro realizzazione. Così nell’agosto 2010 furono realizzati i primi 25 vessilli, cui furono aggiunti, nel 2011 altri 12. Di mirabile fattura, sono realizzati in velluto, lavorato con perline e passamanerie, al centro del quale è affissa un’immagine, stampa su stoffa, che ricordi momenti e avvenimenti della vita di Maria. All’arrivo dei vessilli in chiesa, si assiste alla “traslazione” della statua della Madonna che, dalla nicchia dell’altare maggiore dove è collocata, viene posta nel presbiterio, per essere venerata dai suoi devoti e trovarsi già pronta per la processione della domenica. Adesso la traslazione avviene il sabato, vigilia dei festeggiamenti solenni.
Processione serale 
Per alcuni anni come arricchimento alla festa, per alcuni anni (adesso si è tornati alle sole funzioni in chiesa), si è svolto un “recital sulla vita di Maria” davanti al sagrato della chiesa Grazia, messo in scena da Salvatore Marchì e dai fedeli della parrocchia. 
Infine il giorno della festa si svolge la tradizionale processione serale, arricchita da nuovi momenti, come il “Canto del Magnificat” eseguito in onore di Maria, con il successivo sparo di fuochi. In questa serata la Madonna appare in tutto il suo splendore, vestita degli ori ex voto dei fedeli, e reca ai piedi un tappeto di rose, offerto solitamente dalla famiglia del dott. Luigi Simonti. Anche gli addobbi delle strade sono cambiati: dalle “luminarie” che illuminavano le strade di luci di mille colori, si è passati a bandiere e stendardi colorati, recanti  l’effige di Maria, che addobbano tutta le strade del quartiere grazia e della “via dei Santi”.
In occasione del 50° anniversario di sacerdozio di don Salvatore Nicolosi, parroco della Chiesa Grazia, durante i festeggiamenti dell’agosto 2015 nella statua della Madonna è stata inserito un nuovo stellario e due nuove corone: una per Maria e una per il Bambin Gesù. Il tutto realizzato,  grazie alle offerte di alcune famiglie devote alla Vergine, dall’orafo barrese Luigi Lio.
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA



lunedì 6 agosto 2018

Da dove deriva il detto A MORTI 'UN GUARDA 'N FACCI A NUDDU


Appassionata di preghiere, proverbi e detti barresi, è da qualche anno che ne sto curando la raccolta. Durante le mie ricerche mi sono imbattuta nel detto, molto usato a Barrafranca  e non solo, A MORTI 'UN GUARDA 'N FACCI A NUDDU. 
Come molti dei nostri modi di dire, questi derivano da fatti veri o inventanti, trasformati in fiabe. E' il caso proprio di questo detto, che ho rintracciato tra le fiabe pubblicate da Giuseppe Pitrè e ravvolte nel volume Fiabe novelle e racconti popolari siciliani, 1870, fiaba CIX dal titolo "La morti e sò figghiozzu".
Lasciamo la parola al Pitrè:
“Si cunta ca 'na vota cc'era un maritu e 'na mugghieri, e cci nascíu un figghiu; stu figghiu l'avìanu a fari vattïari, e 'un sapianu di cui. Passa oj, passa poi, lu picciriddu avía se' anni. 'Na jurnata lu Signuri, cci mannò S. Petru pi vattiallu; ma lu patri 'un lu vosi accittàri, pi compari, cu diri ca si lu vattïava, S. Petru si lu purtava subbitu 'n Paraddisu, a lu picciriddu. S. Petru si nni iju, e vinni S. Giuseppi; cci piacíu a lu patri, ma dici comu amicu; comu cumpàri no, pi lu scantu ca lu figghiu cci muría. Vinni S. Giuvanni: la stissa cosa. All'urtimu cu' vinni? vinni la Morti, e cci fici tanti cirimonii. Dici lu patri: — «Ora cci semu; cummari Morti nun si lu porta a mè figghiu, e mè figghiu campa sina a vecchiu;» e cci fici vattïari. Ma ddoppu jorna cummari Morti parrò di purtàrisi lu figghiozzu. Figuràmunni lu patri! Cci rinfacciau la sò finta amicizia, e cci nni dissi 'na letta. La Morti allura ammustrò 'na pocu di lampi addumati; una avía ogghiu assai, 'n'àutra cchiù picca; e a 'n'àutra cci stava finennu; — «e comu chissa, dici la Morti, cc'è lu picciriddu vostru, cumpari, ca vinni l'ura sua, e ogghiu 'un cci nn'è cchiù a la sò lampa.» — E di ddocu nni veni ca la Morti 'un guarda 'n facci a nuddu.” 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA