venerdì 26 aprile 2019

La pratica cristiana del BACIO al Crocifisso durante l’OTTAVA del SS CROCIFISSO

SS. Crocifisso di Barrafranca
Per i barresi le emozioni della Settimana Santa non finiscono con la Domenica di Pasqua, ma si prolungano con quella che è conosciuta come l’OTTAVA del SS CROCIFISSO. Il termine OTTAVA è proprio della Liturgia cristiana e sta a indicare gli otto giorni che seguono una festa molto importante (compreso il giorno della festa stessa), con lo scopo di prolungare il senso stesso della festa. Nello specifico, a Barrafranca (EN) l’ottava ha lo scopo di prolungare la devozione al SS. Crocifisso, portato in processione la sera del Venerdì Santo. Nel giorno dell’ottava, la Croce con il Crocifisso è prelevata dalla teca che lo conserva e viene esposta nell'altare maggiore, per essere adorato dal suo popolo. In quest’occasione, i fedeli possono “toccare” e “BACIARE” il Santissimo, portando a casa un pezzetto di cotone benedetto. 
Particolare del SS Crocifisso
Che valenza assume nel culto cristiano questo bacio? L’atto del baciare è uno dei gesti più usati nella vita sociale: si baciano i figli, i coniugi, gli amici. Anche nel culto cristiano, il bacio ha un’importante valenza simbolica. Come gesto, il bacio appartiene a quel linguaggio non verbale che è pur tipico della liturgia e della devozione: ne sono esempio il baciare immaginette sacre, statue e soprattutto le immagini del Crocifisso. Questa è una consuetudine molto antica e deriva dall'usanza che c'era a Gerusalemme di far baciare il “Legno della Croce” ai pellegrini, perché quel Legno fu reso sacro dal Sangue del Signore e quindi era un gesto di venerazione verso Nostro Signore che patisce e muore in Croce per noi. Da Gerusalemme, tramite i pellegrini l'adorazione della Croce arrivò alle altre Chiese.  Non esistono altre occasioni liturgiche che prevedano cose simili. Vi è, però, in molte occasioni la tradizione (non liturgica) di venerare la Vergine Maria o i Santi (soprattutto le reliquie) con il bacio. Dopo il Concilio Vaticano II, con l’istituzione «Inter Oecumenici» del 1964 (n. 36), sono stati soppressi diversi baci a oggetti sacri. Nella liturgia odierna è rimasto il bacio della croce durante la celebrazione del Venerdì Santo (nel rito dell’adorazione della croce) e in alcuni casi, coma a Barrafranca, all'Ottava del Crocifisso e per l'Esaltazione della Croce (14 settembre).
Bacio al SS Crocifisso- OTTAVA 2017
In questo contesto, il bacio diventa elemento di comunicazione, sia a livello antropologico e psicologico e, di conseguenza, come segno per esprimere un atteggiamento di fede. Quando i fedeli a massa si recano a “baciare” il SS. Crocifisso inchiodato alla Croce non fanno altro che andare ad adorare, con sentimenti di amore riverenziale, chi è morto in croce per salvare l’umanità, a entrare in comunione con le sue sofferenze. Il bacio diventa così centrale nel momento dell’adorazione: permette al fedele un contatto fisico diretto con il Cristo, divenendo simbolo di unione e riconciliazione.
Questo gesto che i fedeli barresi ripetono ogni anno, non solo all’ottava, anche nel giorno dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), ha una grande valenza simbolica sia a livello devozionale che affettivo: sono questi rari momenti in cui il popolo ha la possibilità di vedere da vicino il SS. Crocifisso, tenuto conto che il Crocifisso è “celato” tutto l’anno. 

FONTE: Rita Bevilacqua, SETTIMANA SANTA A BARRAFRANCA, Bonfirraro Editore, 2014. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

venerdì 12 aprile 2019

L'uovo simbolo della Pasqua.


L’uovo ha sempre rivestito un ruolo unico, particolare, misterico inteso come simbolo della vita in sé, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo erano il simbolo del ritorno della vita. Per i cristiani l’uovo non è solo vita, ma raffigura la rinascita della vita oltre la morte.
Il concetto di uovo pasquale come simbolo di resurrezione è antichissimo. Secondo lo storico delle religioni Mircea Eliade (vedi Trattato di storia delle religioni) il simbolo che l’uovo incarna non si ricollega tanto alla nascita quanto alla rinascita, ripetuta secondo il modello cosmico. L’uovo quindi conferma e promuove la resurrezione. Come afferma lo storico Eliade, sia i greci sia i persiani si scambiavano le uova come dono primaverile, così come nell’antico Egitto uova decorate erano scambiate all’equinozio di primavera, data d’inizio dell’anno nuovo. Per questi popoli l'uovo diventa simbolo ed emblema del rinnovamento della natura e della vegetazione.
Le uova, associate per secoli alla primavera, con l’avvento del cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell’uomo stesso, della resurrezione del Cristo dal sepolcro: come il pulcino esce dall’uovo, a prima vista inerte, cosi Cristo esce vivo dal sepolcro.
L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò soprattutto nel Medioevo e «si tende a ricollegare quest’usanza al tempo di Quaresima, in cui fin dal secolo IV era vietato consumare uova durante tutto questo periodo di penitenza… Così le riserve di uova crescevano e il modo per sbarazzarsene il più velocemente possibile sarebbe stato quello di regalarne ai bambini» (Pascale Marson).
In alcune credenze pagane, il cielo e la terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno alla vita. L’uovo era visto come simbolo di fertilità e considerato quasi magico, poiché allora era inspiegabile come da un oggetto così particolare potesse nascere la vita. Tra i Persiani, i Greci e i Cinesi, era usanza all'inizio della stagione primaverile scambiarsi uova di gallina, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, che segnava l’inizio del nuovo anno. Presso l’antica Roma si usava dire: “Omne vivum ex ovo” proprio per indicare che ogni essere vivente proviene dall'uovo, ossia da un organismo vivente. Con l’avvento del cristianesimo l’uovo diventò anche il simbolo della resurrezione di Cristo. 
Durante il Medioevo, nacque l’usanza di regalare le uova il giorno di Pasqua. A causa del rigido digiuno praticato in Quaresima, si accumulavano enormi quantità di uova.  Per evitare che si buttassero, la mattina di Pasqua venivano benedette e regalate, in senso ben augurale, a parenti e amici.
Proprio per i poteri speciali che gli si attribuivano, molte erano le tradizioni in cui si usavano le uova: esse erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male; erano portate in grembo dalle donne in gravidanza per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra calpestandole prima di entrare nella loro nuova casa. I contadini avevano la consuetudine di seppellire un uovo dipinto di rosso nei campi per propiziarsi un buon raccolto.
(Fonti: Rita Bevilacqua, “Settimana Santa a Barrafranca”, Bonfirraro Editore, 2014; Dizionario delle sentenze latine e greche, a cura di Renzo Tosi, Bur Rizzoli; Pascale Marson, Conoscere le religioni e le loro feste, Edizioni Paoline, 2001). (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA