mercoledì 3 gennaio 2018

Il 03 gennaio 1927 nasceva don Giuseppe Zafarana

Don Giuseppe Zafarana
Passano gli anni ma il ricordo di alcune persone non ci lascerà mai. Questo è il caso del compianto don Giuseppe Zafarana, che per ben 27 anni (30/10/1960-31/08/1987) guidò la chiesa Maria SS. della Stella di Barrafranca (EN).
Giuseppe Zafarana nasce a Barrafranca il 3 gennaio 1927 da Salvatore e Santa Strazzanti, in una famiglia di due fratelli e tre sorelle. Il 21 novembre 1938 entra nel seminario di Piazza Armerina e dopo dodici anni, il 16 settembre 1951, nella chiesa Madre di Barrafranca è ordinato sacerdote da mons. Antonino Catarella. Dopo aver ricoperto la carica di  vicario Cooperatore dal 1951 al 1959, assistente dei Giovani e dell’Oasi e dopo la parentesi a Piazza Armerina come vice Cancelliere (1959/60), è nominato parroco della chiesa Maria Santissima della Stella di Barrafranca, dal 1960 al 1987. Gli anni ‘50 furono caratterizzati dal “Movimento per il mondo migliore”, con il suo centro internazionale a Rocca di Papa (Roma), voluto da Pio XII ed animato dal padre gesuita Riccardo Lombardi e da sacerdoti di tutto il mondo.

1938 Giuseppe con il fratello Alessandro
Don Giuseppe vive direttamente questa atmosfera di riflessione e d’impegno per il rinnovamento in quanto, in quegli anni, conosce in diocesi Padre Lombardi. Di quella stagione resta nel sacerdote l’impegno per un numeroso gruppo di “Oasini”, formatosi a Barrafranca (come già era avvenuto nei paesi limitrofi), che avevano a modello la Madonna del Fiat (Si al primato di Dio e all’impegno nella vita di castità e di apostolato). Gli anni del dopoguerra non avevano permesso al precedente parroco della chiesa Maria SS. della Stella, don Giovanni Faraci, i restauri necessari alla chiesa, che furono iniziati da don Giuseppe, consolidando, restaurando e abbellendo “la casa dedicata a Maria”, completando inoltre i locali sociali e il salone parrocchiale. S’industriò per il nuovo quartiere San Giovanni, pensando a un progetto di Oratorio per i ragazzi e la cappella al Cuore Immacolato di Maria per il servizio pastorale. Nel frattempo animò l’Azione Cattolica, l’Oasi, l’Armata Azzurra Mariana, i GEN del Movimento dei Focolarini, aderì al movimento sacerdotale Mariano, seguì la spiritualità passionista, con riferimento al Santuario dell’Addolorata di Mascalucia dei PP. Passionisti (ove per anni fece gli esercizi spirituali) e alla mistica Lucia Mangano, Orsolina a San Giovanni La Punta (CT) e tant’altro.
Inaugurazione CASA DEL FANCIULLO 19/03/196
Grazie al suo impegno di carità per i ragazzi bisognosi  nasce “La casa del Fanciullo”, nel sito dell’ex chiesa del Purgatorio e inaugurata il 19 marzo 1968. Lì creò un internato di ragazzi e ragazze e “l’asilo” parrocchiale, ossia la scuola dell’infanzia portato avanti con spirito umanitario dalle “signorine” della parrocchia.
Nel 1977, a seguito del trafugamento del quadro di Maria Santissima della Stella (patrona di Barrafranca, venerata nell’omonima chiesa), avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 giugno 1977, e dopo ripetuti appelli ai ladri affinché restituissero la sacra tela,
d’accordo con la commissione d’Arte Sacra e i membri del clero locale barrese don Giuseppe indice un concorso per una nuova tela.
Prof. Gaetano Vicari e don Giuseppe Zafarana
La commissione sceglie l’opera del prof. Gaetano Vicari, la quale fu benedetta e solennemente incoronata dal vescovo Mons. Sebastiano Rosso il 07 Settembre 1978. Tanti gli interventi atti a migliore e abbellire la chiesa, come il  ripristino di tre altari provenienti dalla chiesa del Purgatorio, la sistemazione dell’urna del Cristo morto, la cappella del S.mo Sacramento e altro.  Nel 1984 don Giuseppe si ammala, colpito da ischemia. Nonostante la malattia, tutti i giorni si fa accompagnare in chiesa. Il suo calvario si aggrava nel 1996, costringendolo a stare sempre di più a letto. Non rimase mai solo: flotte di amici lo andavano a trovare quotidianamente, rendendo più sopportabile la sua sofferenza. Il 16 settembre 2001 tutta la comunità parrocchiale, il clero e i suoi amici si stringono attorno al suo pastore don Giuseppe Zafarana per festeggiarne i 50 anni di sacerdozio, con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo monsignor Vincenzo Cirrincione. Muore, circondato dall’affetto degli amici e dei suoi cari, il 25 settembre 2004. Il suo corpo è tumulato nella tomba di famiglia, presso il cimitero di Barrafranca.
Fonte: opuscolo “50° anniversario di Sacerdozio parroco GIUSEPPE ZAFARANA 1951-16 settembre 2001”, coordinato e scritto da don Pino Giuliana. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA




giovedì 21 dicembre 2017

A BEDDA MATRI IN CAMERA CUSIVA- antico canto natalizio siciliano

Per il popolo siciliano, il Natale è stato da sempre fonte d’ispirazione tanto da comporre canti, nenie e preghiere che esprimessero una religiosità fatta di gesti e parole semplici, di chi vive la fede in modo semplice e naturale. Il popolo, da subito, ha recepito la religione ufficiale facendola sua, calandola nella propria cultura e usandola in modo a lui più congeniale, ossia adattando  i canoni della fede cristiana alle proprie consuetudini. Ci troviamo di fronte ad una religiosità semplice, spontanea, fatta di rituali quasi “magici”, unici, che rispecchiano il vivere comune. Ne è da esempio un antico canto popolare dal titolo A BEDDA MATRI IN CAMERA CUSIVA. Si tratta di un canto antico, il cui testo è in dialetto siciliano ed è conosciuto in molte parti dell’isola, con  varianti diverse. Questo, come molta della produzione poetica siciliana, fa parte di quelle tradizioni tramandate oralmente,che risentono delle diverse varianti della lingua parlata, tipica di ogni paese siciliano. L’argomento tratta di uno spaccato di vita della Santa Famiglia, descrivendone i gesti nella quotidianità di tutti i giorni. Maria che rattoppa (ripizza) i pantaloni (cauzi) di Giuseppe, mentre il figlio (Tridduzzu), adagiato nella culla (naca) piange. A consolarlo interviene l’arcangelo che, in alcune versione, è Gabriele, in altre Raffaele.
Si tratta di una famiglia semplice, umile (i cazi a San Giuseppi ripizzava),  che vive con gioia e dignità la propria condizione (ccu tantu amuri ci li accomodava) di povertà (Pizzuddi novi e vicchi ci mintiva). I personaggi non hanno i connotati di santità tipici della Santa Famiglia, ma sono visti nella loro “umanità”,  nel loro essere famiglia “comune”, in cui tutte le famiglie di allora possano riconoscersi. Riportiamo due delle tante versioni che si cantano in Sicilia.
A BEDDA MATRI IN CAMERA CUSIVA

A bedda Matri in camera cusiva
i cazi a San Giseppi ripizzava.
Pizzuddi nuvi e vicchji ci mintiva
ccu tantu amuri ci li accomodava.
Tridduzzu ‘ndi la naca chi cianciva
l’angilu Gabrieli lu nacava.
Du paruleddi santi ci diciva:
“Durmi Tridduzzu, figghiu di Maria! (Barrafranca-EN)


La beddra Matri ‘ncammara siria
Li robbi a san Giuseppi arripizzava
Pizzuddri novi e vecchi ci mittia
E pi l’amuri so l’accummirava
Lu Bammineddru nna la naca chiancia
L’ancilu Raffaeli l’annacava
Fa la vò e fa la ninna ci ricia
Tu si lu veru figghiu di Maria! (Castellammare Golfo- TR)
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA


sabato 25 novembre 2017

Il 25 Novembre 1882 nasceva a Barrafranca Francesco Umberto Saffiotti

Francesco Umberto Saffiotti
Quasi sconosciuto nel suo paese natio, Barrafranca, Francesco Umberto Saffiotti fu un’importante personalità della Psicologia e della Filosofia italiana degli inizi del Novecento. Anche se non visse e operò a Barrafranca, è importante ricordarlo per il suo grande impegno nella nascente Psicologia.
Francesco Umberto Saffiotti nacque a Barrafranca (EN) il 25 Novembre 1882. Iscrittosi alla Facoltà di filosofia dell’Università di Messina, Francesco Umberto Saffiotti si laurea nel 1908 con una dissertazione sulla Psicologia delle menti associate di Carlo Cattaneo. Era anche convinto che la psicologia doveva essere autonoma dalla filosofia.
Nel 1909 fu nominato assistente nel Laboratorio di psicologia pura ed applicata di Milano diretta da Zaccaria Treves, esperienza che gli fornisce la possibilità di affinare le sue capacità di ricercatore. Nel 1912 fu chiamato da Giuseppe Seri in qualità di assistente presso l’Istituto di antropologia dell’Università di Roma. Nel 1917 conseguì la libera docenza in psicologia sperimentale. Con lo scoppio della Grande Guerra, il Saffiotti fu chiamato alle armi e vi partecipa come Sottotenente di Fanteria, prima in trincea e in seguito come Caporeparto preso l’Ufficio psicofisiologico dell’Aeronautica militare di Torino. Nel 1920, la Facoltà di lettere dell’Università di Palermo gli affidò l’incarico ufficiale dell’insegnamento di Psicologia Sperimentale e la direzione dell’annesso laboratorio. È la prima volta che la Psicologia Sperimentale appare nell'ordinamento degli studi delle università italiane. Sempre a Palermo tiene l’incarico delle esercitazioni di storia della filosofia presso la Facoltà di lettere e l’insegnamento di antropologia presso la Facoltà di scienze. Nel 1926 rientra a Milano per dedicarsi all’attività di ricerca e per curare la realizzazione di un Laboratorio di psicologia applicata al lavoro. Morì il 20 ottobre 1927 a Milano.
La sua produzione scientifica è caratterizzata da una mole di volumi ruguardante i metodi di misurazione dell’intelligenza in età scolare e  lo studio di alcuni problemi psicopedagogici dell’infanzia, nei suoi aspetti sia normali che patologici. Ecco un elenco cronologico delle sue opere:
(1908). A proposito di Carlo Cattaneo. La Critica, VI, fasc. IV, pp. 314-316.
(1911). La selezione degli anormali scolastici. La Critica Medica, I, Milano.
(1911). Psicologia e pedagogia sperimentale nell’opera di Zaccaria Treves. Modena: A.F. Formiggini.
(1911). La Psicologia sperimentale nell’indirizzo pedagogico moderno. Rivista di pedagogia, n. V, Genova.
(1911). Psicologia e pedagogia sperimentale nell’opera di Zaccaria Treves. Modena: A.F. Formiggini.
(1912). L’assistenza degli anormali scolastici e la prevenzione della delinquenza minorile. Atti II Congresso Nazionale Società patronato per minori e carcerati, Torino.
(1912). L’échelle métrique de l’intelligence de Binet e Simon modifié selon le méthode de Treves-Saffiotti. Année Psychologique, Paris.
(1913). Contributo allo studio dei rapporti tra l’intelligenza ed i fattori biologico-sociali nella scuola.Rivista Romana di Antropologia, vol. XVIII.
(1914). Sul quoziente d’intelligenza nella misura dell’età mentale in rapporto all’età fisica. Rivista Antropologica, Roma.
(1916). La misura dell’intelligenza nei fanciulli. Esame critico delle proposte di misura finora fatte e contributo d’indagini personali. Roma: Società Romana di Antropologia.
(1918). Provvidenze sociali e legislative per i minorenni anormali. La Scuola positiva di Enrico Ferri, XXVIII, Roma.
(1919). Brevi note preventive sui risultati di alcune ricerche sui candidati dell’aviazione e sui piloti. Ricerche biologiche sull’aviazione. Volume speciale del Giornale di Medicina Militare, Roma.
(1919-20). La psicologia sperimentale in Italia. Origini e svolgimento. Studi e Ricerche dell’Istituto di Psicologia della Regia Università di Palermo, n. 1, Palermo.
(1920). La psicologia sperimentale in Italia: origini e svolgimento. Rivista di Psicologia, a. XVI, n. 2, Zanichelli, Bologna.
(1922). Come si deve intendere l’esame dell’attività psicomotrice (tempi di reazione) considerata come indice di attitudine professionale. Atti della III Conferenza di Psicologia applicata all’Orientamento professionale, Milano.
(1924). Psicologia, Industria e Lavoro. Atti della Conferenza dell’Istituto di Medicina Sociale, Palermo.
(1927). La psicologia applicata al lavoro, la sicurezza e l’igiene nell’industria. Bollettino dell’Associazione Nazionale per la Prevenzione degli infortuni sul lavoro, Anno XIV, n.1, Milano.
(1927). La Psicologia per l’incremento dell’Industria. Securitas organo dell’Ass. Naz. per la prevenzione infortuni sul lavoro, Anno XIV, N. 5.
Treves, Z., Saffiotti, F.U. (1910): La Scala metrica dell’intelligenza di Binet e Simon studiata nelle scuole elementari di Milano. Milano: Stabilimento tipo-litografico G. Civelli. (Fonte Aspi- Archivio Storico della Psicologia Italiana) (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA


sabato 18 novembre 2017

Il 18 novembre 1910 nasceva lo storico barrese dott. Angelo Ligotti

Angelo Ligotti
La storia di Barrafranca (EN) è costellata da tanti stimati professionisti che, con le loro ricerche, hanno dato lustro e visibilità al paese natio. Oggi parleremo dello storico barrese dott. Angelo Ligotti, ricordandone  la figura di medico, archeologo e studioso.  
Angelo Ligotti nacque a Barrafranca il 18 novembre 1910 da Onofrio e da Giuseppina Piazza. Ultimo di sei figli (Giuseppina, Maria, Benedetto, Rosa e Rosalia), dopo il diploma in Lettere classiche, frequentò la facoltà di  Medicina presso l’Università di Catania. Il 1° novembre 1937 conseguì  la laurea in Medicina e Chirurgia.
Nel 1938 conseguì l’abilitazione presso l’Università di Padova e, nel 1939, si specializzò in Malariologia e in Igiene pubblica. Lo stesso anno fu chiamato a dirigere il Laboratorio Provinciale d’Igiene e Profilassi, reparto micrografico, di Pola (Istria). Nel 1940 fu richiamato alle armi, come tenente medico, presso il 74° Fanteria di Pola. Promosso capitano, nel 1942, venne assegnato alla direzione del laboratorio batteriologico dell’isola di Arbe (Dalmazia).
Nel 1948 si sposò con Anna Trubia, da cui ha avuto un solo figlio, Onofrio.
Nel corso della seconda guerra mondiale, partecipò a diverse azioni belliche con il 2° battaglione del 74° Fanteria, con la 57° sezione di sanità e con il 63° ospedale da campo. Terminata la guerra, conseguì l’idoneità a medico provinciale e, vinto il concorso a medico provinciale di ruolo, esercitò le sue funzioni a Bologna, a Ragusa e alla direzione generale di sanità di Roma. Dopo alcuni anni decise di abbandonare la carriera per fare l’ufficiale sanitario e il medico condotto a Barrafranca. In questo periodo approfondisce i propri studi in campo sanitario e batteriologico, tanto che le sue ricerche furono oggetto di pubblicazione. Ricordiamo: La malattia di Aujeszky (o pseudorabbia, malattia virale del suino causata da un Varicellovirus); Sulla filtrabilità del bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis, bacillo responsabile, nell’uomo, della tubercolosi); Sulla dissociazione batterica del bacillo di Eberth nei portatori (affetti cioè da febbre tifoidea provocata dal batterio della Salmonella); O jednom slucaju limfosarkoma rektuma (linfosarcoma rettale); Un caso di malattia di AujeszkiContributo sullo studio del tifo petecchiale (trasmesso dai pidocchi, ne è responsabile la Rickettsia prowazekii).
La grande passione per la storia e l’archeologia, nata agli inizi dei suoi studi classici e abbandonata per intraprendere gli studi di Medicina, lo portarono a riprenderne gli studi. Le sue intuizioni diedero un notevole contributo alla storia di Barrafranca e del suo territorio. Numerose le pubblicazioni a tal riguardo. Topografia antica del “Casale” presso Piazza Armerina; Note sulla Chiesa di S. Niccolò “in territorio Commecini;  Note su Philosophiana e Calloniana alla luce di nuovi rinvenimenti archeologici dove descrive  i praedia di Philosophiana e Calloniana; Barrafranca (Enna) - Rinvenimenti archeologici nel territorio; Su Grassuliato e su altri abitati dell’interno, e sul significato del nome “Bonifatius”, rinvenuto al “Casale”; Note sul Risorgimento Siciliano con appendice di documenti inediti su uno sbarco Garibaldino (1854-1857); Discussioni di storiografia siciliana medioevale; Sul presunto toponimo aragonese di Grassuliato; La penetrazione cristiana nella zona di Barrafranca, Piazza, Pietraperzia e Mazzarino secondo le recenti scoperte. L’opera sua più importante fu Notizie su Convicino (L’Hibla Galatina sicula, la Calloniana romana), detta poi Barrafranca, attraverso nuovi documenti e la successiva Identificazione definitiva di Calloniana .  Collaborò con Paolo Orsi in moltissime ricerche della Sicilia orientale. Fu impegnato con Biagio Pace in una serie di indagini archeologiche in centri romani dell’Isola.
Il ministero della Pubblica Istruzione, direzione generale delle accademie e biblioteche, con decreto ministeriale del 21 marzo 1960, lo nominò  Ispettore bibliografico onorario per le biblioteche dei Comuni di Barrafranca, Mazzarino, Gela e Butera, per il triennio 1960/63. Fu corrispondente di autorevoli riviste scientifiche, storiche, archeologiche e paleografiche, tra cui le riviste “Archivi” e “L’Alfiere”, fu corrispondente dell’Accademia dei Lincei, delle Società di Storia Patria e dei rispettivi Archivi storici.
Si spense  a Barrafranca il 17 dicembre del 1984
 Palazzo Ligotti
Per il valore dei suoi studi storici e archeologici gli furono conferite numerose onorificenze, tra cui: Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Corona d’Italia; Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giorgio di Antiochia; Grand’Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Accademico della biblioteca partenopea di Lettere, scienze ed arti; Socio delle Società di Storia Patria di Palermo, Catania, Siracusa, Messina e Napoli.
A perenne memoria gli è stata intitolata la stradina che fa ad angolo con il Corso Garibaldi, dove il . Ligotti aveva lo studio medico, facente parte di un'enorme palazzina sita proprio nel Corso.I noltre nel centenario della sua nascita, l’amministrazione Comunale dell’allora sindaco Angelo Ferrigno pose una lapide nella sua abitazione, sita nel Corso Garibaldi.
(Fonti: Salvatore Ciulla, “Barrafranca anni Trenta”; Salvatore Licata, “Barresi in primo piano”.) 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

domenica 8 ottobre 2017

L’8 ottobre 1881 nasceva lo storico barrese don Luigi Giunta

Don Luigi Giunta
Nell'anniversario della sua nascita, vogliamo ricordare una delle figure più prestigiose della storia di Barrafranca (EN), amato e stimato dal suo popolo sia come uomo, sia come sacerdote, sia come storico. Stiamo parlando dello storico barrese don Luigi Giunta. Egli condusse tutta la sua vita con rigore e umiltà, al servizio della comunità e della chiesa.
Luigi Giunta nacque a Barrafranca l’8 ottobre 1881 da Vincenzo e da Antonina Di Dio, abitanti in via Guerreri.  Dopo avere studiato presso il Seminario Vescovile di Piazza Armerina, fu ordinato sacerdote da monsignor Mario Sturzo, vescovo della Diocesi, il 21 novembre 1903, a Mazzarino.
Nel 1906 fu vicario cooperatore della chiesa  Maria SS. della Purificazione di Barrafranca.
Dal 3 aprile 1931 fu rettore della chiesa di San Giuseppe di Barrafranca
Dall’8 febbraio 1933 fu vicario economo della chiesa  Maria SS. della Purificazione
Dal 22 gennaio 1934, parroco della chiesa Maria SS. della Purificazione(allora unica parrocchia), successivamente elevata a chiesa Madre. 1918, durante l'epidemia della "spagnola"  e nel 1929, durante l’epidemia "meningite cerebro-spinale", si prodigò per aiutare moralmente e spiritualmente le migliaia di cittadini colpiti dal morbo, non curante del possibile contagio.
Interno chiesa Madre inizi del '900
Durante i bombardamenti del luglio 1943, anche la chiesa Madre fu colpita mentre don Luigi celebrava messa. Incurante dei crolli, si buttò tra le macerie per salvare la gente che era rimasta disperatamente intrappolata. Subito dopo si impegnò nella ricostruzione della chiesa sensibilizzare con l’esempio e le parole la cittadinanza, che concorse generosamente per la ricostruzione della loro chiesa Madre. Incurante della morte, amministrò l’estrema unzione alle vittime che i bombardamenti avevano provocato. Per tutti aveva una parola di conforto e di incoraggiamento. Uno dei suoi tanti atti di coraggio fu  nell'affrontare gli Americani e chiedendo loro di lasciare liberi due soldati tedeschi che erano stati fatti prigionieri e che erano tenuti legati a testa in giù. Gli Americani non accolsero la sua preghiera, ma per l’intraprendenza dimostrata, gli fu attribuita la Croce di Commendatore dell’Ordine Militare d’Aragona.
Tanto era stimato e ben voluto da tutti che don Luigi custodiva nella sua abitazione in via Guerreri  l’oro del SS. Crocifisso e mai risultarono ammanchi. Fu anche uomo di vastissima cultura: scrisse poesie in latino e in italiano; racconti; un romanzo; una satira e due bellissime tragedie liriche: Il Conte Ugolino della Gherardesca, in tre atti, e Sant’Agnese, in quattro atti; tutti andati irrimediabilmente perduti. L’opera principale, grazie a cui è passato alla storia, è costituita da "Brevi cenni storici su Barrafranca" pubblicata nel 1928. Egli riuscì a ricostruire la storia delle origini e dei successivi sviluppi del proprio paese natio. Collaborò alla rivista "La Siciliana" di Siracusa, dove pubblicò diversi articoli sulla storia di Convicino.
Lapide commemorativa in via Guerreri
Si spense  a Barrafranca il 27 novembre 1966.
A perenne memoria gli è stata intitolata una delle strade che si intersecano con il vilae Gen. Cannada,  di fronte alla caserma dei Carabinieri e, in occasione del ventennale della sua morte, il 7 novembre 1986 l’Amministrazione Comunale dell’allora sindaco prof. Giovanni Nicolosi, pose una lapide nella sua abitazione sita in via Guerreri.
Fonti: Don Lino Giuliana, La Chiesa di Piazza Armerina nel Novecento; Salvatore Licata, Barresi in primo piano (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

martedì 12 settembre 2017

12 settembre 1986 delibera intitolazione Viale Catena al Gen. LUIGI CALCEDONIO CANNADA

Gen. Luigi Calcedonio Cannada
Uno dei doveri della Società è tramandare alle nuove generazioni la storia e i personaggi che l’hanno caratterizzata.  Per questo motivo, le amministrazioni comunali intitolano strade, scuole o una piazza a uomini illustri che hanno dato lustro al proprio paese nativo. Oggi vogliamo ricordare l’intitolazione del viale Catena di Barrafranca (EN) al Generale Luigi Calcedonio Cannada. Si tratta di una delle arterie principali del paese, molto frequentata, ma pochi conoscono la storia della sua intitolazione. Per i meriti e il valore dimostrato durante la sua lunga carriera militare, alcune Amministrazioni del passato avevano tentato di intitolare al valoroso cittadino il tratto che va dalla fine del Corso Garibaldi al Bivio Catena. Con l’amministrazione del sindaco prof. Giovanni Nicolosi si arriva alla definitiva intitolazione.
Difatti il 12 settembre 1986 il Consiglio Comunale delibera l’intitolazione del Viale Catena al valoroso Generale Cannada per il suo coraggio, la sua onestà, la sua abnegazione verso il suoPaese e verso l’Arma dei Carabinieri. Distintosi in varie azioni sia della Prima che della Seconda Guerra Mondiale, dedicò tutta la vita al servizio del Paese.
Ricordiamo ai posteri la figura del generale CANNADA.

LUIGI CALCEDONIO CANNADA nacque a Barrafranca il 4 maggio 1895. Fratello del defunto Dott. Arturo CANNADA, fondatore dell’omonima farmacia. Dopo aver conseguito la licenza liceale, fu ammesso all’Accademia Militare di Modena, dove esce col grado di Sottotenente. Assegnato al 147° Fanteria, in zona di guerra, si distinse in numerose imprese.
Il 5 giugno 1917 fu gravemente ferito sul monte Mrzli, chiamato più semplicemente dai soldati italiani Monte Smerle, lungo la valle dell’Isonzo, tra la Bainsizza e Caporetto, appena al di là della frontiera tra Italia e Slovenia. Dopo aver frequentato un corso per allievi piloti presso il Battaglione Scuola Aviatori, divenne istruttore pilota. Fu uno dei primi piloti della nascente aeronautica e istruttore nel campo di aviazione  militare della Malpensa fino al dicembre 1919.
Nel 1920 fu assegnato alla Legione Carabinieri di Palermo. Promosso capitano, svolge il proprio servizio in diversi reparti della penisola.
Nel 1934, assegnato al Ministero della Guerra, divenne responsabile della sezione di controspionaggio in Friuli – Venezia Giulia.
Partecipò come comandante di battaglione alla Seconda Guerra Mondiale nei Balcani (ottobre 1940-maggio 1941)
Nel 1942, raggiunto il grado di tenente colonnello, comandò l’XI Battaglione Carabinieri in Montenegro.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, rifiutò di collaborare con i tedeschi  e venne fatto prigioniero dai nazisti e internato in vari lager fino alla fine della guerra.
Promosso Colonnello, nel 1952 comandò la Legione Carabinieri di Padova.
Nel 1956 fu nominato Generale di Brigata e, infine, Generale di Divisione nell’ausiliaria. Si spense a Padova il 25 marzo 1966.
Per i suoi meriti, ha ricevuto diverse onorificenze. Ne elenchiamo alcune: Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia: Croce al merito di Guerra;   medaglia  Militare d’argento al merito; medaglia Mauriziana al Merito; decorato della Croce d’Oro per anzianità di Servizio. Inoltre fu autorizzato a fregiarsi di un particolare distintivo d'onore, per la sua ferita riportata il 4/6/1917 sul Monte Mrzli. 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA

domenica 30 luglio 2017

Il 30 luglio 1872 nasceva a Barrafranca Alfonso Canzio

Alfonso Canzio
Grande personaggio della storia di Barrafranca, che sacrificò la propria vita per il movimento contadino barrese, fu Alfonso Canzio.
Alfonso Canzio nacque a Barrafranca il 30 luglio 1872 da Alfonso (classe 1836) e da Concetta Marchì (classe 1842). Secondo di sei figli. Di professione contadino. Già giovinetto s’interessò ai problemi della classe contadina, impegnandosi in prima persona nelle lotte politiche e sociali. Il 25 ottobre 1900 sposò Giustizia Alfonsa Bonasia (abitante al quartiere Costa), di anni 19. Dall’ufficio anagrafe di Barrafranca non risulta che avessero avuto figli.
Fu uno dei fondatori della locale “Lega di Miglioramento dei Contadini”, sita in via Convento, l’attuale Via Umberto, nata a Barrafranca agli inizi del’900,  nella quale i soci, con l’aiuto del Monte Frumentario cui ogni socio contribuiva e da cui potevano attingere per avere in anticipo grano da utilizzare sia per semenza sia per uso familiare, trovavano una risposta anche parziale ai loro bisogni. Alfonso fu l’anima del movimento socialista barrese e una delle guide più autorevole del movimento contadino barrese nel primo decennio del 1900.
Via Convento, 1908
Nel marzo 1912 lo troviamo alla guida della lotta contro l’Amministrazione comunale guidata da Luigi Bonfirraro che aveva imposto, tra l’altro, l’obbligo di servirsi delle carrozze comunali per il trasporto dei defunti e ne aveva aumentato i costi di servizio. Nel luglio del 1914 il Canzio fu eletto come consigliere comunale (nel frattempo era diventato vice presidente della Lega di miglioramento), assieme al presidente della Lega Salvatore Gagliano. Il 26 Luglio il Consiglio comunale di Barrafranca elegge sindaco il Cav Onofrio Virone che guiderà una Giunta in cui  Canzio venne scelto come assessore supplente. Nel primo dopoguerra guidò le lotte contadine riuscendo a imporre contratti favorevoli ai lavoratori della terra. Nel maggio 1918 in Sicilia si costituì la “Federazione delle Cooperatrice Agricole Siciliane”, cui aderì anche la Lega di Barrafranca. Lo scopo della Federazione era di risolvere il problema del latifondo siciliano attraverso la divisione delle terre ai contadini, mediante le loro cooperative. Il 1918 fu caratterizzato da aspre lotte contadine. La reazione dei latifondisti, sia a Barrafranca come in tutta la Sicilia, non si fece attendere. A Barrafranca i latifondisti individuarono in Alfonso Canzio il maggiore nemico, il difensore  dei contadini. Così ne decisero l’eliminazione. I primi di dicembre del 1919 un certo Luigi Paternò ,detto “U Surdu” amico del Canzio gli tese, ferendolo gravemente a un braccio con pallettoni unti d’aglio, un agguato davanti alla sua abitazione. Morirà per sopraggiunta cancrena il 13 dicembre 1919. Allora si pensò che il mandante dell’omicidio fosse stato il Cav. Giuseppe Bartoli, proprietario terriero di Mazzarino. L’omicida Luigi Paternò fu trovato morto a Barrafranca in via Carcerati. Anche il cav. Bartoli in seguito morì avvelenato.
Esecutrice di questi efferati delitti fu la mafia agraria che si vedeva gravemente minacciata dall’impegno radicale di questi dirigenti del movimento contadino. Gli agrari e la mafia locale non avevano perdonato al Canzio il suo coraggioso ruolo dirigente svolto nel movimento.
Di lui ci rimane il ricordo delle sue gesta e un firma autografa rilevata da un documento dell’Archivio di Stato di Caltanissetta e riportata dal prof. Salvatore Vaiana nel suo volume: Una storia siciliana tra Ottocento e Novecento, edito nel 2000 da Bonfirraro Editore.
Fonti: Salvatore Vaiana, Una storia siciliana tra Ottocento e Novecento, edito nel 2000 da Bonfirraro Editore; Ufficio Anagrafe di Barrafranca: Stato di Famiglia originario dei Canzio e Certificato di matrimonio di Alfonso Canzio. (Foto e materiale sono soggetti a copyright) 

RITA BEVILACQUA