mercoledì 12 dicembre 2018

Il culto di santa Lucia a Barrafranca

Statua lignea di Santa Lucia
Molto sentito in Sicilia e non solo è il culto della vergine e martire Lucia (283.-304). Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano e il suo culto è già testimoniato dal V sec. d. C. Il martirio avvenne il 13 dicembre 304, sotto il dominio di Diocleziano. Antecedente all'introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio invernale (da cui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia), ma non coincise più con l’adozione del nuovo calendario.
La celebrazione della festa in un giorno vicino al solstizio d'inverno, è probabilmente dovuta alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebravano la luce e si festeggiano nello stesso. Basti pensare ai falò che si preparano la vigilia della festa.
Anche a Barrafranca si festeggia santa Lucia.
Come tutte le nostre feste è difficile datarne l’origine.
Fino agli anni ’60 la vigilia della festa cioè il 12 sera, dopo la messa vespertina, usciva in processione dalla chiesa Maria SS. della Stella un quadro raffigurante santa Lucia assieme alla reliquia “du capiddu”. Mentre la processione è scomparsa, il quadro è ancora presente nella suddetta chiesa e dalla guida del Vicari si apprende che fu realizzato da Emanuele Catanese, un pittore che operava in Sicilia attorno alla metà dell’800, soprattutto a San Cataldo; mentre lo storico Giunta lo fa risalire al Vaccaro.
Burgio
Sempre giorno 12 sera venivano e vengono bruciati i “burgia”, ossia i falò. "Burgio" deriva dal termine dialettale 'mburgiare ossia l'atto che, una volta,  facevano i contadini di ammassare la paglia, da conservare per l'inverno. Secondo gli anziani il burgiu rappresenta la Santa che bruciò tra le fiamme. Infatti un'antica tradizione vuole che Lucia si trovasse tra le fiamme ardenti e poi, per miracolo, sia rimasta illesa.
Simboli di purificazione, i falò hanno assunto un ruolo preminente nelle feste religiose, retaggio di un antico pensiero pagano che vedevano nella loro luce e nel loro calore, il mezzo per schiacciare i demoni, infestanti la realtà umana.
Torniamo a Barrafranca. Prima dell’arrivo del metano, i falò si preparavano dentro il paese. A prepararli erano i bimbi  e i giovani dei vari quartieri che andavano a raccogliere, alcuni giorni prima, rami, stoppie che serviva per la copertura di una base fatta di canne legate in cima e disposte a forma di cono.
Anticamente i "burgia" venivano costruiti coprendo con un manto di paglia una struttura di canne legate in cima e disposte a forma di cono. Al suo interno venivano posti dei cespugli di asparago (sparacogni) che bruciavano, scoppiettando.
Attualmente la catasta di legna, a forma conica, viene realizzata ammassando legname, prevalentemente d'ulivo, attorno ad una trave, sulla cui cima veniva posizionato un pupazzo, a simboleggiare la Santa. Sono ormai pochi i falò rimasti, realizzati fuori il perimetro urbano.
Scodella di cuccìa 
Altra tradizione, non solo barrese ma di tutta la Sicilia, è il consumo della "cuccìa", termine che, secondo alcuni, deriva da "cuccìu di granu".
Secondo la tradizione l'anno 1646 fu particolarmente calamitoso per la Sicilia a causa di una grave carestia, aggravatasi per la minore disponibilità di carne in seguito ad una moria che distrusse quasi tutti gli allevamenti bovini. Siracusa era allo stremo. Allora il vescovo monsignor Francesco Elia de' Rossi chiamò il popolo alla preghiera, facendo esporre, sull'altare maggiore della cattedrale, l'argenteo simulacro di santa Lucia e indusse 8 giorni di suppliche. La mattina del 13 maggio 1646, mentre la cattedrale era gremita per la messa solenne, fu vista aleggiare una colomba tre o quattro volte finché si posò sul capo del vescovo. Quasi all'istante si sparse la voce che una nave carica di grano e legumi era approdata nel porto di Siracusa. La folla si commosse, gridò al miracolo e ringraziò santa Lucia. Per poterlo consumare immediatamente, il grano non fu macinato ma bollito e mangiato. Da allora si associa il consumo del grano bollito ala festa di santa Lucia. Si tratta di un piatto povero realizzato con del grano bollito. Un giorno prima si mette a mollo il grano, per farlo ammorbidire. 
Il pomeriggio del 12 si pulisce, anzi si "scanala", in quanto il grano rigonfio di acqua viene sfregato "nu canali" (antica tegola di terracotta girata dalla parte più ruvida), per eliminare le spoglie, ossia "la pula" e lasciare così solo il cuore del chicco di grano. Poi in grandi "cadaruni" (grosse pendole) veniva bollito a lungo e consumato solo con un filo di olio. C'è chi usa condirlo con legumi.
Per mantenere viva questa tradizione, nel 2002 l’AVIS sezione di Barrafranca ha pensato di organizzare, per la serata del 12, la preparazione della "Cuccìa in piazza". Agli inizi lo stand veniva montato in Piazza Regina Margherita, dal 2011 viene montato in Piazza Fratelli Messina, proprio vicino alla chiesa Maria SS. della Stella, dove si festeggia la Santa. I volontari AVIS preparano la cuccìa direttamente in piazza, in grandi "cadaruna", mentre un enorme stand, allestito con tavoli e panche, accoglie al caldo le persone che voglio degustarla. Inoltre vengono preparati legumi cotti per chi volesse accompagnare la cuccìa. Il tutto viene realizzato a spese dell’AVIS. 
Accanto alle antiche tradizioni, se ne innestano delle nuove. Dal 2010 la sera del 12 dicembre il gruppo parrocchiale della chiesa Maria SS. della Stella allestisce, davanti al sagrato della chiesa o in Piazza Fratelli Messina, una sacra rappresentazione della vita di santa Lucia. Lo scopo è quello di far conoscere la vita della Santa siciliana, mettendo in scena un recital i cui protagonisti sono donne e uomini comuni, legati dal senso cristiano della fratellanza. I testi sono tratti dall'agiografica della Santa, le scenografie, gli abiti e tutta l’organizzazione è curata dal gruppo famiglie della parrocchia che, con amore, prestano gratuitamente la loro opera.

Candele devozionali

Il 13 dicembre, giorno in cui si festeggia la Vergine Lucia, i fedeli si recano nella chiesa Maria SS della Stella, dove è esposto il Simulacro ligneo della Santa,  per seguire le funzioni religiose, per pregare e per accendere un cero, come ex-voto per grazia ricevuta. Si invoca la Santa per problemi di vista: difatti nel cero viene legato un'immagine degli occhi, proprio per ricordare il potere taumaturgico di guarire i problemi della vista. Non ha caso il nome LUCIA deriva dal latino "lux-lucis", che significa luce, splendore. C'è chi, per grazia ricevuta, non si limita all'accensione della cero devozionale, ma realizza il "vestito di Santa Lucia" da far indossare alla persona che ha ricevuto la grazia. 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

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