martedì 9 settembre 2025

BARRAFRANCA. Analisi storica dell’antica tela di MARIA SS della STELLA, compatrona della città

 

Pochi ricordano l’antica tela di Maria SS della Stella, compatrona della città di Barrafranca, trafugata la notte tra il 19 e il 20 giugno del 1977. Rimane qualche santino e i ricordi di chi, come me, ha avuto la fortuna di vederla, per quanto i miei ricordi siano un po' vaghi. Per questo, crescendo, ho iniziato a studiare, ricercare e capire chi, cosa, e perché a Barrafranca esistesse una tela così particolare.

Innanzitutto, partiamo nello spiegare che l’appellativo della “Stella” è uno dei tanti che è attribuito alla Vergine Maria. Con quest’appellativo si mette in evidenza il carattere di guida che assume la Madre di Cristo per gli uomini: Maria diventa la guida che illumina il cammino dei fedeli, la “Stella” che rischiara le tenebre del peccato, colei che guida il cammino di fede lungo il percorso della vita. Nell’antica tradizione araldica la “stella” è stata sempre associata alla Vergine e ne è diventata il suo simbolo: la “stella” simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa.

I dimentichi della storia non ci aiutano a cogliere la verità su questa tela, tanto amata e onorata dal popolo barrese tanto da farne la compatrona della città. Inoltre, le varie trasformazioni subite nell’arco dei secoli, non hanno permesso di valutarne l’effettivo contenuto. Possiamo solo parlare d’ipotesi.

Nell’antica tela la Vergine è rappresentata nell’atto di allattare il piccolo Gesù, nell’atto più umano per una donna: quello di allattare il proprio figlio, nel suo “monstra te esse matrem”, ossia nel suo mostrarsi come “madre”, tipico dell’iconografia della “Madonna del latte” o “Galactotrophousa”. Sono tante le immagini iconografiche che rappresentano la Vergine: tutte fanno capo alle prime immagini di origine orientale, chiamate “Panaghia”, che in greco significa “tutta santa”. Secondo la tradizione, le prime icone della Vergine furino dipinte dall’evangelista Luca, dopo la Pentecoste. Si racconta che san Luca avesse ritratto la Madonna dal vivo. Sarebbero state queste prime icone e definire le tre tipologie principali delle icone mariane.

Tornando a Barrafranca, una particolarità del quadro di Maria Ss. della Stella è la presenza dei due personaggi che le sono raffigurati accanto: la maggior parte degli storici sono concordi nel ritenere che si tratti di sant’Alessandro e di san Giovanni Battista. Alla sinistra della Madonna troviamo rappresentato san Giovanni, vestito di pelli e con il bastone, anzi il pastorale (bastone ricurvo in superficie, simboleggiante la funzione di cura per la fede) in mano. L’immagine rispecchia i canoni tipici dell’iconografia del Santo.

Gli storici hanno ipotizzato che il culto del Santo fosse già presente a Barrafranca prima della venuta di Matteo Barresi e che l’autore abbia voluto richiamarlo nella tela. Si potrebbe ipotizzare che l’ignoto autore abbia voluto porre accanto alla Vergine della Stella san Giovanni Battista, ponendolo a difesa della Vergine.

Controverse sono le opinioni degli storici riguardanti l’altro personaggio presente nella tela. Sul lato destro della Madonna è rappresentata una figura di un giovane vestito con un manto, la mitra sul capo e in atto di benedire: come mostrano le dita alzate della mano destra. Per la maggior parte degli studiosi questa figura è sant’Alessandro, anche se non è mai esistita una certezza. L’idea comune è nata da una vicenda conosciuta come “Guerra dei Santi”. Quando Matteo Barresi III diede al nuovo comune il nome di Barrafranca (1529) nel paese esistevano già due fazioni: una che voleva come patrono del paese sant’Alessandro, mentre l’altra fazione voleva san Giovanni. Con l’arrivo nella nuova municipalità di una moltitudine di gente proveniente da Militello in Val di Catania, si creò una terza fazione che voleva sia sant’Alessandro che Maria della Stella come compatroni. Vinse questa terza fazione.

Così nella tela furono rappresentati sia i due Santi sia la Vergine. Da ciò si è ipotizzato che il quadro fu realizzato proprio in questo periodo (intorno al 1572), risolvendo così il contenzioso. Lo storico Giunta scrive: «Tiene ai lati due altre figure di cui una è S. Giovanni Battista mentre l’altra rimane ignota; adornandola però con mitra e pastorale, ne formarono un S. Alessandro». Il Giunta utilizza queste parole perché nel dizionario del Nicotra si legge che il Santo rappresentava san Luca, anche perché tiene in mano un libro, oggetto molto strano per un papa, tipico di un’iconografia di un santo evangelista. A guardar bene, si nota come l’autore abbia rappresentato una figura giovane, lontana dai canoni iconografici di un papa, con il libro in mano, simbolo più di uno scrittore e non di un papa. Inoltre, stando a quanto scrivono gli storici, la mitra fu aggiunta dopo. Non sappiamo quale sia la verità ma, ormai da secoli, quella figura è considerata sant’Alessandro che, assieme a Maria SS. della Stella, sono patroni della città Se si analizza con precisione la tela (ricordiamo al lettore che stiamo parlando della tela trafugata nel 1977), nonostante le trasformazioni che ha subito negli anni, si nota come, a livello iconografico, le caratteristiche dei Santi si discostano da quelle della Vergine Maria, rappresentata con semplici tratti e colpi di pennello. Ignoto l’autore di un’opera definita da Gaetano Vicari “rozzo dipinto, non si sa se olio o tempera; una tela distesa su un legno, rovinato dai tarli e più volte ritoccato, specialmente nella figura di san Giovanni, e con la figura della Vergine completamente ricoperta da finte vesti di seta”. Effettivamente analizzando le foto che ci rimangono dell’antica tela si nota la semplicità del disegno che, con i successivi ritocchi, non mostra più la sua originaria fattezza. Inoltre, la tela era impreziosita da diversi ex-voto, cuciti nelle vesti della Vergine e nel periodo della festa, la testa del Bambino era ornata da una corona, mentre quella della Madonna da una corona e da Stellario, oggetti tutti in argento.

La maggior parte degli storici sono concordi a sostenere che sia stata dipinta intorno al 1572, periodo in cui il nuovo comune, nato con il nome di Barrafranca, si stava ripopolando grazie alla popolazione proveniente da Militello in Val di Catania, dove già preesisteva il culto di Maria della Stella. Non c’è nessuna certezza che sia stato questo il periodo, tenuto conto che qualche storico ipotizza che il culto sia preesistente prima dell’arrivo dei militellesi.

Quello che di certo posso affermare che, in alcuni documenti conservati nell’Archivio Storico Diocesano di Catania da me consultati, la prima traccia di una tela di Maria SS della Stella con bambino e due corone in argento una per la madre e l’altra per il figlio di ritrova in un inventario del 28 novembre 1697, e riconfermato negli inventari successivi,  riguardante la chiesa di San Alessandro (così in alcuni documenti ufficiali viene nominata la chiesa Maria SS della Stella) redatto durante una visita pastorale del vescovo di Catania Mons. Andrea Riggio (allora Barrafranca era diocesi di Catania). Non abbiamo la certezza che quello sia la tela trafugata nel 1977, ma dalle analisi sopra redatte, possiamo affermare che, verosimilmente, sia la stessa. Spulciando tra quelle carte, è emerso che in un atto del 1738 il governatore della chiesa Maria SS della Stella chiede al vescovo di Catania di poter portare in processione il 15 settembre (ai tempi era quella la data della festività) la “statua” (?) di Maria SS della Stella con gli onori che le competono. Lo storico Sac. Luigi Giunta parla di un documento dell’Arch. Parrocchiale datato 2 ottobre 1699 attesta che la chiesa aveva subito danni nel terremoto del 1693 e “l’immagine di rilievo” di Maria SS della Stella fu portata in riparo nella vicina Chiesa Madre (non più esistente”. Che questa sia la statua citata nell’atto del 1738 portata in processione (altra scoperta da vagliare).

Tante sono le ipotesi o meglio le leggende intorno all’ignoto autore. Secondo una di queste, un giorno in paese arrivò un pittore ambulante in cerca di lavoro. Avendo fame, iniziò a girare per le strade del paese, chiedendo a ogni persona che incontrava, se volessero dipinto un ritratto o un quadro, ma tutti lo respingevano. Allora stanco e avvilito, si sedette su una “ticchiena” (panchina in pietra posizionata davanti all’ingresso di una casa) vicino a una donna che accudiva alle sue galline. Il pittore chiese alla donna se volesse un quadro, al che la donna gli espresse il desiderio di un grande quadro della Madonna della Stella, ma non aveva soldi per pagarlo. Il pittore chiese solo vitto e alloggio, pur di vivere. Così gli fu data una stanzetta, dove dormire e un lenzuolo per la pittura. Da quel giorno non uscì più da quella stanza. Per tre giorni la donna lasciava dietro la porta un piatto di pasta e un bicchiere di vino, ma non otteneva risposta. Al terzo giorno decise di entrare e vedere cosa succedesse. Con immenso stupore vide sul tavolo le pietanze dei giorni precedenti ancora intatte e fumanti, il pittore era scomparso e in fondo alla parete vide l’enorme tela, su cui capeggiava la Vergine Maria, con ai lati le figure di due santi, che la donna riconobbe come sant’Alessandro e san Giovanni Battista e nel volto di sant’Alessandro, la donna rivide il volto del pittore.

Questa leggenda era molto conosciuta in paese, con le seguenti varianti: secondo alcuni i pittori “Santi” erano due, ossia sant’Alessandro e san Giovanni, in altre versioni, come quella citata da Giuseppe Salamone nel suo diario secondo altri il quadro fu dipinto in una “pagghialora” (stalla) proprio vicino alla chiesa, dove gli anziani raccontano che fino agli anni ’50 si poteva ancora vedere sul muro un affresco o un bassorilievo uguale al quadro della Madonna. Altra versione raccontata dagli anziani narra che la tela fu portata, trovandosi di passaggio a Barrafranca, da un pescatore di Gela che l'avrebbe trovata, arrotolata e sporca, lungo la spiaggia. Durante il suo tragitto, la notte lo colse a Barrafranca e dovette cercare rifugio in un “funnacu” (fondaco, ossia edificio adibito sia a magazzino che ad alloggio per gli stranieri) nei pressi dell’odierna via Lanza. Alcuni barresi curiosi, scoperta la tela, se ne impadronirono portandola e lasciandola nella chiesa di sant'Alessandro (così chiamata l'attuale chiesa Maria SS. della Stella). La fantasia popolare ha attribuito, a queste due leggende, un velo di verità tanto da spingere l’estro popolare a comporre una canzone in vernacolo barrese, in onore della Madonna.

Qui riportiamo il testo a noi pervenuto: Nascì di l’Oriente sta Stidda mattutina, rrivanu a Barrafranca sì movi d’un caminu. Oh, Dio l’afflitto sole di l’acqua sconquassata prega l’eterno Padre per farla pitturare. A mminzu di dui pitturi si lassa traspurtari e ncasa di na vecchia si cridi ch’a da ristari. Oh, vecchia furtunata ch’aviti a ssà rigina di l’angiuli calata sta Stidda mattutina”. (Nasce dall’Oriente questa Stella mattutina arrivando a Barrafranca non muove più il suo cammino. Oh, Dio il sole è afflitto dall’acqua scatenata prega l’eterno Padre per farla pitturare. In mezzo a due pittori si fa trasportare e a casa di una vecchia crede di dover restare. Oh, vecchia fortunata che avete questa regina dagli angeli discesa questa Stella mattutina.).

Tante leggende, tante tradizioni popolari dal fascino antico che, ancora oggi, lasciano aperte mille domande. RITA BEVILACQUA

 FONTI CARTACEE: Alfonso Carfora, Lotta iconoclastica e l’arrivo delle icone in Italia; diffusione della Madonna di Costantinopoli, Pontificia Università Lateranense-Facoltà di Teologia, Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater”, anno accademico 2008-2009; Archivio Storico della Diocesi di Catania; Salamone Giuseppe, Quaderno di Giuseppe Salamone di Barrafranca, Codice o Catechismo Regolamento famigliare Salomoniesco, Penitenziario di Volterra, parte riguardante la protettrice ed il protettore del Comune di Barrafranca; Francesco Nicotra, Dizionario illustrato dei comuni siciliani, Palermo, 1907; Sac. Luigi Giunta, Brevi cenni storici su Barrafranca, Tipografia Ospizio Provinciale di Beneficenza, Caltanissetta, 1928; Angelo Li gotti, La penetrazione cristiana nella zona di Barrafranca, Piazza, Pietraperzia, Mazzarino, secondo le recenti scoperte, Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo, 1965; Angelo Scarpulla, C’era una volta e c’è ancora Barrafranca, Rimini, 2001; Liborio Centonze, Navigando i fiumi, vol. I, Edizioni NovaGraf, 2013; Gaetano Vicari, Guida alle principali chiese di Barrafranca, seconda edizione, 2019. 


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