Foto locandina del film |
Sempre attuale, anche
se sono passati quasi settantanni (1949) dalla prima uscita, la pellicola
cinematografica "In nome della Legge" (1949) di Pietro Germi, tratto dal romanzo "Piccola Pretura" di Giuseppe Guido Lo Schiavo. Il romanzo, pubblicato nel 1948
dall'editore Colombo di Roma, parla di eventi successi a Barrafranca (EN) negli
anni in cui Lo Schiavo fu Pretore di Mandamento nella piccola
Pretura del paese da settembre 1921 a luglio 1922. Il film è del regista Pietro
Germi, distribuito da LUX FILM, girato a Sciacca (AG) e proiettato nelle sale
italiane nel marzo del 1949.
Trama: Un giovane magistrato è inviato come
pretore in un paese nel centro della Sicilia. Vi giunge animato dai migliori
propositi: farà il suo dovere ad ogni costo combattendo la mafia imperante. In
paese è accolto con diffidenza, con ostilità: l'unico a dimostrargli simpatia è
un giovanotto di nome Paolino. L'indomani del suo arrivo, il pretore deve
occuparsi di un omicidio; ma l'inchiesta è difficile, perché tutti sono legati
dall'omertà e nessuno vuol parlare. Una parte della popolazione è disoccupata,
in seguito alla chiusura di una zolfara. Il pretore cerca di risolvere il problema,
inducendo il barone Lo Verso, che amministra la zolfara, a riaprirla,
uniformandosi così alla legge. Questo terzo lungometraggio di Germini fu
giudicato da molti il primo vero western italiano, oltre ad essere il primo
film italiano che parla di mafia. Molti critici hanno riconosciuto al film il
merito di aver mostrare già, oltre alla collaborazione fra mafia protettrice e
potere economico protetto, il rapporto - o legame - d'interessi fra quest'ultimo (aristocratici, proprietari terrieri o, nello
specifico, minerari, notabili del paese) e il potere politico (Palermo e "santi in paradiso" a Roma) e persino la magistratura (procura di
Palermo).
Copertina del manoscritto (foto web) |
“PICCOLA PRETURA. OLTRE
IL VARCO C'È IL PAESE” è un romanzo scritto da Giuseppe Guido Lo Schiavo a Roma
tra il 10 dicembre 1946 e il 18 febbraio 1947. Fu pubblicato nel 1948
dall'editore Colombo di Roma. Ebbe immediato successo: una seconda edizione fu
pubblicata già nello stesso anno. Una terza e una quarta edizione nel 1949,
anche sull'onda del film di Germi “In nome della legge” tratto dal libro (tra
gli sceneggiatori anche Fellini, Monicelli e Pinelli). Nel 1950 le edizioni
stampate dall'editore Colombo erano già sette. Il romanzo era stato scritto in
sette quaderni dalla copertina rosa (dimensioni 20x28 cm) di 88 pagine l'uno. Sulla
copertina del primo quaderno il titolo manoscritto “Piccola Pretura. Oltre il
varco c'è il paese”. – Scrittura ad inchiostro, calligrafia ben leggibile, con
correzioni, biffature, aggiunte (a volte con inchiostro rosso). All'inizio del
primo quaderno è applicata una carta trasparente con il disegno a china
raffigurante con una veduta a volo d'uccello i luoghi di svolgimento del
romanzo, nella realtà il centro di Barrafranca, con pretura, chiesa, Municipio,
barbiere, Poste, ecc. –
Copertina del romanzo |
A pag. 1 il distico: “I fatti e i personaggi di questo
libro sono del tutto immaginari e, pertanto, qualunque riferimento ad
avvenimenti o a persone reali sarebbe infondato”. Data: Roma 10 dicembre 1946 /
18 febbraio 1947. E la sigla di Lo Schiavo. Il quaderno 7, infine, contiene un
elenco dei personaggi di Piccola Pretura: Autorità Giudiziaria, Polizia, il
Dottore, il Barone, don Fifì, don Peppino Cilombo, massaro Turi Passalacqua, il
Sindaco, il Parroco, ecc. Alla fine del quaderno, spillati, due cartoline e una
lettera indirizzate a Lo Schiavo (grafia usata anche Lo Schiavo), e due
cartoline illustrate degli altari della chiesa di Barrafranca. Argomento sono
quindi le vicende che si svolgono in una piccola Pretura, in cui l’autore svolse
il suo mandato da settembre 1921 a luglio 1922.
Questa Pretura si trovava nel paese di Barrafranca (EN) dove Lo Schiavo.
Dell’antica pretura rimane un balcone con uno stemma comunale in via Vasapolli,
vicino angolo via Roma La casa in cui abitava Lo Schiavo si trovava in Via
Umberto e, secondo alcune indiscrezioni, doveva essere l’abitazione della
famiglia Giarrizzo. Il manoscritto originario è stato acquistato da un barrese che
ha mantenuto l’anonimato. Si aspetta di conoscere il suo nome. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
O visto il film, 3,4 volte, o letto il libro e ne sono rimasto stupito dei fatti, nonostante io amo il mio paese barrafranca 😘❤️Ciao a tutti, da Salvatore Aleo❤️
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