sabato 14 aprile 2018

IN NOME DELLA LEGGE: il film di Pietro Germi tratto dal romanzo PICCOLA PRETURA

Foto locandina del film
Sempre attuale, anche se sono passati quasi settantanni (1949) dalla prima uscita, la pellicola cinematografica "In nome della Legge" (1949) di Pietro Germi, tratto dal romanzo "Piccola Pretura" di Giuseppe Guido Lo Schiavo. Il romanzo, pubblicato nel 1948 dall'editore Colombo di Roma, parla di eventi successi a Barrafranca (EN) negli anni in cui Lo Schiavo fu Pretore di Mandamento nella piccola Pretura del paese da settembre 1921 a luglio 1922. Il film è del regista Pietro Germi, distribuito da LUX FILM, girato a Sciacca (AG) e proiettato nelle sale italiane nel marzo del 1949. 
Trama: Un giovane magistrato è inviato come pretore in un paese nel centro della Sicilia. Vi giunge animato dai migliori propositi: farà il suo dovere ad ogni costo combattendo la mafia imperante. In paese è accolto con diffidenza, con ostilità: l'unico a dimostrargli simpatia è un giovanotto di nome Paolino. L'indomani del suo arrivo, il pretore deve occuparsi di un omicidio; ma l'inchiesta è difficile, perché tutti sono legati dall'omertà e nessuno vuol parlare. Una parte della popolazione è disoccupata, in seguito alla chiusura di una zolfara. Il pretore cerca di risolvere il problema, inducendo il barone Lo Verso, che amministra la zolfara, a riaprirla, uniformandosi così alla legge. Questo terzo lungometraggio di Germini fu giudicato da molti il primo vero western italiano, oltre ad essere il primo film italiano che parla di mafia. Molti critici hanno riconosciuto al film il merito di aver mostrare già, oltre alla collaborazione fra mafia protettrice e potere economico protetto, il rapporto - o legame - d'interessi fra quest'ultimo (aristocratici, proprietari terrieri o, nello specifico, minerari, notabili del paese) e il potere politico (Palermo e "santi in paradiso" a Roma) e persino la magistratura (procura di Palermo).

Copertina del manoscritto (foto web)
“PICCOLA PRETURA. OLTRE IL VARCO C'È IL PAESE” è un romanzo scritto da Giuseppe Guido Lo Schiavo a Roma tra il 10 dicembre 1946 e il 18 febbraio 1947. Fu pubblicato nel 1948 dall'editore Colombo di Roma. Ebbe immediato successo: una seconda edizione fu pubblicata già nello stesso anno. Una terza e una quarta edizione nel 1949, anche sull'onda del film di Germi “In nome della legge” tratto dal libro (tra gli sceneggiatori anche Fellini, Monicelli e Pinelli). Nel 1950 le edizioni stampate dall'editore Colombo erano già sette. Il romanzo era stato scritto in sette quaderni dalla copertina rosa (dimensioni 20x28 cm) di 88 pagine l'uno. Sulla copertina del primo quaderno il titolo manoscritto “Piccola Pretura. Oltre il varco c'è il paese”. – Scrittura ad inchiostro, calligrafia ben leggibile, con correzioni, biffature, aggiunte (a volte con inchiostro rosso). All'inizio del primo quaderno è applicata una carta trasparente con il disegno a china raffigurante con una veduta a volo d'uccello i luoghi di svolgimento del romanzo, nella realtà il centro di Barrafranca, con pretura, chiesa, Municipio, barbiere, Poste, ecc. – 
Copertina del romanzo 
A pag. 1 il distico: “I fatti e i personaggi di questo libro sono del tutto immaginari e, pertanto, qualunque riferimento ad avvenimenti o a persone reali sarebbe infondato”. Data: Roma 10 dicembre 1946 / 18 febbraio 1947. E la sigla di Lo Schiavo. Il quaderno 7, infine, contiene un elenco dei personaggi di Piccola Pretura: Autorità Giudiziaria, Polizia, il Dottore, il Barone, don Fifì, don Peppino Cilombo, massaro Turi Passalacqua, il Sindaco, il Parroco, ecc. Alla fine del quaderno, spillati, due cartoline e una lettera indirizzate a Lo Schiavo (grafia usata anche Lo Schiavo), e due cartoline illustrate degli altari della chiesa di Barrafranca. Argomento sono quindi le vicende che si svolgono in una piccola Pretura, in cui l’autore svolse il suo mandato da settembre 1921 a luglio 1922.  Questa Pretura si trovava nel paese di Barrafranca (EN) dove Lo Schiavo. Dell’antica pretura rimane un balcone con uno stemma comunale in via Vasapolli, vicino angolo via Roma La casa in cui abitava Lo Schiavo si trovava in Via Umberto e, secondo alcune indiscrezioni, doveva essere l’abitazione della famiglia Giarrizzo. Il manoscritto originario è stato acquistato da un barrese che ha mantenuto l’anonimato. Si aspetta di conoscere il suo nome. (Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA


1 commento:

  1. O visto il film, 3,4 volte, o letto il libro e ne sono rimasto stupito dei fatti, nonostante io amo il mio paese barrafranca 😘❤️Ciao a tutti, da Salvatore Aleo❤️

    RispondiElimina