Anticamente a Barrafranca (EN) questa credenza era molto diffusa tanto che, nei giorni che vanno dal primo al tre maggio, i fedeli barresi rimanevano in ritirato riserbo, in attesa che sant’Alessandro, riportasse i diavoli in catene. Addirittura i contadini mangiavano aglio crudo e recitavano formule deprecatorie, in attesa che il Santo papa riportasse l’ordine. Ciò trae origine dalla fervida devozione popolare verso i due Santi, entrambi festeggiati ai primi di maggio, san Filippo protettore degli infermi e sant’Alessandro, protettore dei campi e guaritore dei mali fisici. La lotta tra il bene e il male, tra il diavolo e Cristo, ha sempre scosso le coscienze popolari, ha sempre spaventato l’animo dei fedeli, che vedevano nei Santi i paladini del bene, chi, con la loro predicazione, avevano sconfitto il male. In realtà la spiegazione è molto più profonda e deriva da credenze e riti popolari siciliani antichi.
-San Filippo scatena i diavoli: questa credenza trae origine dalla leggenda che vuole un san Filippo (erroneamente per i barresi era san Filippo di Aidone) mandato in Sicilia per sconfiggere i demoni, ossia i pagani, che infestavano l’isola. Questi aveva il dono di curare gli indemoniati. In poche parole era un esorcista. Questo missionaro, dovendosi recare all’inferno per condurvi i demoni tra le fiamme, erano tutto annerito in faccia, come tanti “Cifiri” (luciferi). Quindi san Filippo, che forse più di tutti era annerito in viso a causa del suo intenso operare, scelse la località di Argirio (l’odierna Agira), dove vi era un tempio dedicato a Eracle e Iolao. Qui operò distruggendo il culto del semidio greco e convertendo molti pagani alla cristianità. La credenza popolare ha immaginato così che la predicazione del Santo irritasse i “diavoli”, scatenandoli. Parliamo quindi di San Filippo d'Agira.
Inoltre il popolo barrese è stato da sempre molto devoto a san Filippo di Aidone, per la sua capacità taumaturgica nel guarire gli infermi e i malati cronici e mentali. Da qui la confusione dei due Santi, agevolata dall'omonimia dei nomi.
L’antropologo palermitano Giuseppe Pitrè racconta che il 1 maggio il vento di scirocco ed il turbine vengono scatenati dai diavoli e investono tutto quanto incontrano. Per aria è un vero inferno, e il fischio ed il rumore che si sente è fischio e rumore di Diavoli che si agitano e sconvolgono gli elementi della natura. E ciò deriva dall' avversione che pei Diavoli hanno i Santi Filippo e Giacomo, la festa dei quali ricorre proprio in quel giorno (nell’antico calendario la festa cadeva il 1° maggio, poi passata all’11 maggio e con la riforma liturgica di Pio XII che al 1 maggio istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, al 3 maggio). I contadini non appena si accorgono che il giorno piglia cattiva piega, si danno l’allarme con le parole: “Li Diavuli pri l’aria cci sù!” e corrono a premunirsi mangiando dell'aglio crudo. L'acutissimo odore di questo bulbo, spargendosi intorno, fa fuggire gli inquilini di casa.
L’antropologo palermitano Giuseppe Pitrè racconta che il 1 maggio il vento di scirocco ed il turbine vengono scatenati dai diavoli e investono tutto quanto incontrano. Per aria è un vero inferno, e il fischio ed il rumore che si sente è fischio e rumore di Diavoli che si agitano e sconvolgono gli elementi della natura. E ciò deriva dall' avversione che pei Diavoli hanno i Santi Filippo e Giacomo, la festa dei quali ricorre proprio in quel giorno (nell’antico calendario la festa cadeva il 1° maggio, poi passata all’11 maggio e con la riforma liturgica di Pio XII che al 1 maggio istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, al 3 maggio). I contadini non appena si accorgono che il giorno piglia cattiva piega, si danno l’allarme con le parole: “Li Diavuli pri l’aria cci sù!” e corrono a premunirsi mangiando dell'aglio crudo. L'acutissimo odore di questo bulbo, spargendosi intorno, fa fuggire gli inquilini di casa.
La grande devozione per sant'Alessandro ha spinto il popolo ha considerarlo loro protettore, non solo nel benedire i campi, ma nel riportare l’ordine naturale delle cose.
Antiche credenze quindi che derivano dal passaggio dalla religione pre-cristiana a quella cristiana, in cui i DIAVOLI rappresentavano i pagani che dovevano convertirsi alla nuova religione, stimolati dalla predicazione di san Filippo e riconcilianti dalla Chiesa, che i barresi vedevano nel loro Santo patrono, papa Alessandro I, divenuto poi sant’Alessandro, festeggiato il 3 maggio. Proprio in questo giorno, non solo a Barrafranca, ma in altre parti della Sicilia, si recita il rosario delle “Sante Croci”. Il nome deriva dall’antica festa, eliminata dopo il Concilio Vaticano II, dell’INVENZIONE DELLA CROCE, in cui si ricordava solennemente il ritrovamento (da invenio, termine latino) della Croce di Cristo fatto da Elena, madre di Costantino il Grande, ponendovi sopra le tre interrate e venute alla luce dopo profondi scavi sul Golgota un malato che sarebbe guarito al tocco di quella giusta. A Barrafranca questo rosario è conosciuto come il rosario “DU MILIUNI” da alcuni chiamato “MILLE”. Si trattava di una speciale preghiera di liberazione da recitare a guisa di coroncina, le cui avemaria erano costituite dalla parola "Gesù". Tale parola si doveva ripetere per un totale di 1000 volte, da qui il nome della pratica.Veniva recitato proprio il 3 maggio perché secondo un’antica credenza siciliana questo giorno era ritenuto nefasto e quindi bisognava ricorrere alla fede per tenere lontano le insidie degli spiriti malefici che si aggiravano nell'aria.
Antiche credenze che derivano dal passaggio dalla religione pre-cristiana a quella cristiana, in cui i DIAVOLI rappresentavano i pagani che dovevano convertirsi alla nuova religione, stimolati dalla predicazione di San Filippo e riconcilianti dalla Chiesa, rappresentata dal papa Alessandro I divenuto poi San Alessandro.
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RITA BEVILACQUA
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