martedì 6 marzo 2018

TELA QUARESIMALE

Cattedrale Maria Santissima delle Vittorie Piazza Armerina
“Tela Quaresimale” o “Tela della Passione” è un’enorme tela su cui sono rappresentate scene della Passione di Cristo esposta durante la Quaresima nelle chiese cristiane. L’utilizzo di queste tele trae origine dal racconto della “Peregrinatio Aetheriae”di Egeria, in cui la pellegrina narra il proprio viaggio in Terra Santa avvenuto nel IV secolo. Nelle chiese orientali, il ricordo del “rito dell'inumazione di Cristo” prevedeva un coinvolgimento emotivo dei fedeli grazie a un sapiente uso di sudari e tele dipinte, che rendessero più veritiera la sensazione di quei momenti.
La funzione di queste tele era nascondere l'altare dall'inizio della Quaresima o della domenica della Passione fino il mercoledì o il sabato santo. In Occidente divenne comune, infatti, porre nel presbiterio un velo o due diversi veli. Secondo quella sensibilità liturgica, tutto ciò che riguarda la decorazione deve essere rimosso o coperto anche nel periodo di Quaresima. Secondo alcuni ciò deve avviene la domenica della Passione (la V di Quaresima come prescritto e operante in tutta la Chiesa), poiché da quel momento in poi, la divinità fu nascosta e velata in Cristo, poiché Egli si lasciò prendere e flagellare, come un uomo che non possedeva il potere della divinità. Le croci sono quindi coperte. Simbolicamente il potere della divinità è nascosto, per far posto alla sofferenza che il Figlio dell'uomo dovette subire per la nostra salvezza. 
Altri, invece, lo fanno dalla prima domenica di Quaresima, poiché da quel momento in avanti la Chiesa inizia a trattare della Passione gloriosa di Cristo Signore.
Secondo l'usanza di alcuni luoghi, si usavano due veli o tende, una delle quali è posta attorno al coro, l'altra è appesa tra l'altare e il coro, in modo che le cose che si trovano nel presbiterio non siano visibili.
Tela Quaresimale della fine del sec. XVIII - Cattedrale di Acireale (CT)
In Sicilia questa pratica è conosciuta come “A calata 'a tiledda o tila”. Questo rito prevede due momenti: la notte tra il martedì grasso e il mercoledì delle ceneri la tiledda viene fata calare per nascondere il presbiterio, che rimarrà coperto fino alla Resurrezione. Il secondo momento del rito prevede lo improvviso disvelamento del presbiterio durante la veglia della notte di Pasqua al pronunciamento del Gloria, per rappresentare e mostrare in modo figurato il Cristo risorto.
È un rito comune in molte parrocchie delle diocesi siciliane, desueto e recentemente in fase di voluto ripristino.
Non ci sono studi specifici su questo rito. La maggior parte degli studiosi ritiene che la velatio, l'esposizione delle tele della Passione, derivi da una consuetudine tedesca tipica del IX secolo legata alla penitenza quaresimale. Era in uso in Germania, all’inizio della Quaresima, stendere davanti all’altare maggiore un velo detto Hungertuch che significa “panno della fame”, con l’intento di avvertire i fedeli dell’inizio del periodo di penitenza. L’introduzione in Sicilia di questa pratica devozionale è riconducibile all'opera dei missionari dell'Ordine teutonico giunti a Palermo e Messina grazie al volere, all'appoggio e alla considerazione del Gran Conte Ruggero, avvenuta dopo la riconquista normanna della Sicilia. Alcuni ritengono che il rito sia di chiara origine spagnola, come tutte le tradizioni pasquali siciliane.
Questo rito ancora resiste in molti paesi siciliani. 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright) 
Rita Bevilacqua 

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