Papaver somniferum o "Cucuzzedda du sunnu" |
Nella
cultura popolare contadina i semi se non addirittura i bulbi del Papaver
somniferum avevano un utilizzo di tipo medicamentoso (calmante e analgesico per
adulti e bambini a dosaggi variabili).
Per calmare e far addormentare i bambini
irrequieti sino a qualche decennio fa era preparato un infuso dal risultato sicuro e immediato, fatto o solo di semi di papavero, oppure qualcuno
associava la camomilla.
Cameo
ellenico raffigurante Nyx (Notte) che distribuisce capsule di papavero da oppio
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Il
Papaver somniferum o più comunemente papavero da oppio è una pianta molto
antica. Nella Grecia la capsula del papavero da oppio era il simbolo di
Morfeo, il dio dei sogni, di Nyx, la dea della notte, e di Thanatos, il dio
della morte; il termine stesso oppio deriva dal greco opos (succo).
Nell'impero romano la pianta era ampiamente utilizzata come farmaco, ma dal
medioevo la coltura fu scoraggiata e riapparve solo grazie all'influenza della
medicina Araba.
Scheda del Papaver somniferum |
La specie contiene diverse sostanze ad azione stupefacente, tra
cui morfina (da cui si ricava l’eroina), tebaina, codeina, papaverina, e
noscapine. I semi, a basso contenuto di alcaloidi, sono comunemente utilizzati
nella cucina di culture diverse.
I
semi del papavero da oppio erano molto usati nella medicina popolare per curare
tosse, diarrea e dolori vari. Nella Sicilia Centrale è comunemente chiamata
"paparina" o "cucuzzedda du sunnu", termine che è diventato sinonimo di
"sonnolenza". Nei mesi di
giugno-luglio, dopo la caduta dei petali, le piante erano raccolte, capovolte
ed essiccate all’ombra. A essiccazione avvenuta si utilizzavano le capsule con
cui era preparato un infuso. Si preparava un infuso facendo bollire per alcuni minuti
4/5 "teste di papavero" e la bevanda ottenuta, detta "paparina" si utilizzava
come calmante per i lattanti e i bambini irrequieti. Infatti, per le
proprietà anestetiche l’infuso trovava impiego per lenire le "colichette" dei
lattanti, i dolori riguardanti la dentizione e per indurre il sonno.
L'utilizzo di questi semi andò scomparendo, quando nel nostro paese la coltivazione fu vietata, tranne ai fini di ricerca. In alcune località dell'entroterra siciliano ancora oggi si usa dire "Ci vulissi tecchia di paparina" quando
un bambino appare troppo irrequieto.
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)
RITA BEVILACQUA
Hai portato alla luce sprazzi di vita quotidiana dove l'ignoranza e il buon senso vanno a braccetto.
RispondiEliminaAltri tempi ... Complimenti per il tuo lavoro!
Grazie a te di seguirmi.
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