mercoledì 4 luglio 2018

"A Cucuzzedda du sunnu" e il suo utilizzo medicamentoso nella medicina popolare



Papaver somniferum o "Cucuzzedda du sunnu"
Mi è stato raccontato che da piccola dormivo poco, soprattutto la notte. Mia mamma, stanca e affranta, si rivolse a un’anziana vicina che da anni si occupava di curare slogature e altro. Questa le consigliò di farmi bere una tisana a base di semi di "Cucuzzedda du sunnu" o "paparina" (semi maturi di "Papaver somniferum" conosciuto come papavero da oppio) che avrebbe stimolato il sonno. Effettivamente dopo alcuni giorni, il sonno si regolarizzò.
Nella cultura popolare contadina i semi se non addirittura i bulbi del Papaver somniferum avevano un utilizzo di tipo medicamentoso (calmante e analgesico per adulti e bambini a dosaggi variabili).
Per calmare e far addormentare i bambini irrequieti sino a qualche decennio fa era preparato un infuso dal risultato sicuro e immediato, fatto o solo di semi di papavero, oppure qualcuno associava la camomilla.
Cameo ellenico raffigurante Nyx (Notte) che distribuisce capsule di papavero da oppio
Il Papaver somniferum o più comunemente papavero da oppio è una pianta molto antica. Nella Grecia la capsula del papavero da oppio era il simbolo di Morfeo, il dio dei sogni, di Nyx, la dea della notte, e di Thanatos, il dio della morte; il termine stesso oppio deriva dal greco opos (succo). 
Nell'impero romano la pianta era ampiamente utilizzata come farmaco, ma dal medioevo la coltura fu scoraggiata e riapparve solo grazie all'influenza della medicina Araba. 
Scheda del Papaver somniferum
La specie contiene diverse sostanze ad azione stupefacente, tra cui morfina (da cui si ricava l’eroina), tebaina, codeina, papaverina, e noscapine. I semi, a basso contenuto di alcaloidi, sono comunemente utilizzati nella cucina di culture diverse.
I semi del papavero da oppio erano molto usati nella medicina popolare per curare tosse, diarrea e dolori vari. Nella Sicilia Centrale è comunemente chiamata "paparina" o "cucuzzedda du sunnu", termine che è diventato sinonimo di "sonnolenza". Nei mesi di giugno-luglio, dopo la caduta dei petali, le piante erano raccolte, capovolte ed essiccate all’ombra. A essiccazione avvenuta si utilizzavano le capsule con cui era preparato un infuso. Si preparava un infuso facendo bollire per alcuni minuti 4/5 "teste di papavero" e la bevanda ottenuta, detta "paparina" si utilizzava come calmante per i lattanti e i bambini irrequieti. Infatti, per le proprietà anestetiche l’infuso trovava impiego per lenire le "colichette" dei lattanti, i dolori riguardanti la dentizione e per indurre il sonno.
L'utilizzo di questi semi andò scomparendo, quando nel nostro paese la coltivazione fu vietata, tranne ai fini di ricerca. In alcune località dell'entroterra siciliano ancora oggi si usa dire "Ci vulissi tecchia di paparina" quando un bambino appare troppo irrequieto. 
(Foto e materiale sono soggetti a copyright)

RITA BEVILACQUA

2 commenti:

  1. Hai portato alla luce sprazzi di vita quotidiana dove l'ignoranza e il buon senso vanno a braccetto.
    Altri tempi ... Complimenti per il tuo lavoro!

    RispondiElimina